Come capire se soffri di dipendenza da smartphone

Vivere senza essere collegati al web oggi è quasi impossibile e restare attaccati allo smartphone o al pc è spesso una necessità. Ma è importante anche fare un utilizzo moderato della rete e dei diversi dispositivi perché l’uso smodato può a volte sconfinare nel patologico. A confermare che internet e i telefonini di ultima generazione possono creare dipendenza è uno studio della professoressa Liliana Dell’Osso, direttore dell’Unità Operativa di psichiatria 1 dell’Azienda Ospedaliera Pisana, che ha indagato sul sottile confine che separa l’uso normale e il rapporto patologico e di cui parla oggi il quotidiano La Nazione.

 

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DIPENDENZA DA SMARTPHONE, QUANDO –

Secondo lo studio di Dell’Osso possiamo accorgerci di essere dipendenti da Internet e smartphone quando percepiamo «grave disagio» della loro assenza. Ma dipendenza significa anche trascurare lavoro, famiglia e amici:

Ma quando la dipendenza diviene patologica? Quando i pensieri sull’oggetto che ci interessa diventano intrusivi, ed esso diventa, da piacevole diversivo, il centro della nostra vita. Quando non riusciamo più a smettere, neppure se lo vogliamo. Quando dobbiamo dedicare sempre più tempo all’attività desiderata, o attuarla con maggior intensità, per trarne piacere, e si esperisce un grave disagio in mancanza di essa. Quando il desiderio diviene incontrollabile, spingendoci ad una ricerca compulsiva e portandoci a trascurare il lavoro, i legami con familiari ed amici. Un meccanismo che può influenzare le nostre azioni al punto da renderle, paradossalmente, non più funzionali a mantenere il comportamento ricercato. Immaginiamo un videogiocatore incallito che per trascorrere più ore al pc smetta di lavorare: in breve tempo non potrà più mantenersi e dovrà interrompere l’attività di gioco tanto desiderata.

 

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DIPENDENZA DA SMARTPHONE, PERCHÈ –

Nel caso della tecnologia e dell’utilizzo della rete, la dipendenza può essere generata dall’esigenza di relazioni virtuali che andrebbe a compensare le difficoltà ad esporsi nelle relazioni reali:

Ma cosa ci attrae così tanto dei contatti virtuali, fino al paradosso di trascurare le persone in carne ed ossa per chattare al pc, magari con sconosciuti? Una spiegazione può trovarsi nella differente modalità di socializzazione offerta dalla rete, che grazie all’anonimato ed al filtro dello schermo risulta appetibile, ad esempio, a chi ad esporsi nelle relazioni reali trova difficoltà. Nella vita reale, la spinta alla coesione si basa sull’identificazione con un gruppo – una classe scolastica, i colleghi di lavoro, uno sport di squadra. Un soggetto con tratti di ansia sociale potrà sentirsi giudicato ed inibito nell’esprimere contenuti personali, oscillando tra le soluzioni dell’autoesclusione e dell’omologazione. La gratificazione ricavata dall’approvazione online, tramite rapidi feedback che stimoleranno i circuiti della ricompensa, potrà portare all’instaurarsi di una dipendenza patologica dalle relazioni virtuali. E non solo sui social network, ma anche su blog, forum, canali di streaming. È proprio la moltepilicità di declinazioni a caratterizzare il fenomeno dell’internet addiction.

(Foto di copertina: Lintao Zhang / Getty Images)

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