Papa Francesco e la lobby gay in Vaticano

In Vaticano esiste una potente “corrente di corruzione“, alla quale si aggiunge quella che già in passato veniva definita dai media come “lobby gay“. A denunciarlo sarebbe stato lo stesso Papa Francesco, nel corso di un’udienza riservata con alcuni rappresentanti religiosi dell’America Latina, riuniti nella sigla Clar. L’atto di accusa di Bergoglio viene riportato dal sito web cileno Reflexion y Liberacion, che ha pubblicato alcuni estratti e un resoconto dell’incontro privato tra il pontefice e la delegazione. La Santa Sede non ha voluto aggiungere altre considerazioni, non confermando il virgolettato riportato dal quotidiano cileno on line: anche il direttore della sala stampa vaticana Padre Federico Lombardi si è limitato a spiegare come l’incontro fosse privato, mentre dal Clar hanno spiegato di essere “profondamente dispiaciuti” per le indiscrezioni riportate. “Il colloquio non è stato registrato, ma poco dopo è stata fatta una sintesi sulla base di quanto ricordavano i presenti”, ha precisato la presidenza della Confederazione di religiosi latinoamericana e dei Caraibi. Secondo la delegazione il testo poteva riportare soltanto il senso generale del colloquio, non frasi singole attribuibili con certezza al pontefice, anche se in realtà non c’è stata una vera smentita.

Papa Francesco in San Pietro prega davanti a spoglie Giovanni XXIII

PAPA FRANCESCO E LA LOBBY GAY IN VATICANO – Secondo quanto riporta il sito cileno, Francesco, mentre illustrava il suo progetto di riforma, avrebbe lanciato l’allarme corruzione nella Santa sede: “E’ difficile. Nella curia c’è gente santa, santa davvero. Ma esiste anche una corrente di corruzione, anche questa esiste, è vero”. Ma non solo: il papa ha confermato anche le indiscrezioni degli scorsi mesi che parlavano dell’esistenza di una presunta “lobby gay”: “Si parla di una lobby gay ed è vero, è lì. Ora bisogna vedere cosa possiamo fare al riguardo”, avrebbe aggiunto Francesco durante la conversazione con i delegati del Clar. A questo scopo il pontefice avrebbe ammesso di non poter portare avanti da solo la riforma: “Sono questioni di gestione e io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo per questo”, ha dichiarato il Papa, sottolineando di avere molta fiducia nella commissione cardinalizia che ha creato ad hoc. “Lì abbiamo (Oscar) Rodriguez Maradiaga, che è latinoamericano, così come (Francisco Javier) Errazuriz, sono molto ordinati. Anche quello di Monaco di Baviera (Reinhard Marx) è molto ordinato: loro sapranno portarlo avanti’, ha aggiunto Francesco.

LA DENUNCIA DEL PAPA – Il 16 marzo dello scorso anno la Santa sede aveva annunciato la creazione di una commissione di cardinali, con il compito di far luce sullo scandalo Vatileaks: ne facevano parte Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, costretti al segreto pontificio. Come spiega Repubblica, nonostante l’indagine e i lavori dei cardinali fossero segreti, trapelò che l’indagine si fosse concentrata sulla presenza di una “lobby omosessuale” attiva in Vaticano. Anche in occasioni delle dimissioni storiche di Benedetto XVI si parlò della forte influenza della lobby. Eppure, dato il carattere segreto dei lavori, mai sono arrivate conferme sulle indiscrezioni riportate dalla stampa. Dopo l’elezione, anche Francesco ha conosciuto il contenuto dei lavori, fino alla denuncia sulla corruzione e sull’esistenza della “lobby gay” riportata dal sito durante l’incontro con il Clar. Secondo il Fatto quotidiano “mai un’accusa così pesante ha colpito in pubblico il Vaticano”. Lo stesso Carlo Tecce ricorda come già in passato fosse stato il monsignor Viganò a pagare le conseguenze delle denunce: in una lettera inviata al segretario di Stato Tarcisio Bertone aveva svelato il sistema corrotto, quello che secondo lui l’aveva costretto all’esilio oltreoceano:

“Su mons. Nicolini (responsabile dei Musei Vaticani, ndr) sono emersi comportamenti gravemente riprovevoli per quanto si riferisce alla correttezza della sua amministrazione, a partire dal periodo presso la Pontificia Università Lateranense, dove, a testimonianza di mons. Rino Fisichella furono riscontrate a suo carico: contraffazioni di fatture e un ammanco di almeno settantamila euro”. Il nunzio apostolico vedeva ovunque malaffare e pericoli”, si legge sul Fatto.

Il pontefice argentino ha ricevuto “in dote” i “risultati” della commissione cardinalizia: pagine nelle quali sarebbero presenti indicazioni precise, non solo di carattere sessuale. Intanto, mentre Bergoglio ha annunciato che si farà aiutare nell’opera di riforma da un gruppo di otto cardinali, il cardinal Bertone è ancora al suo posto, nonostante le polemiche che lo hanno investito in passato. Dopo le rivelazioni del sito web cileno, non sono mancate le reazioni. Via Twitter Vittorio Feltri attacca:

Dalla Santa sede, intanto, no comment sulle rivelazioni del pontefice su corruzione e “lobby gay”. Per il Vaticano soltanto un incontro privato, senza aggiungere altre considerazioni.

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