«Non abbiamo “over the top” europei nella tecnologia Cloud»

In un'intervista Baldoni, direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha chiarito un limite di Italia e Europa nei confronti della tecnologia estera

30/09/2021 di Ilaria Roncone

Mano a mano che il progetto per mettere al sicuro i dati degli italiani si fa più concreto, emergono sempre nuovi dettagli. Il punto focale del lavoro di Roberto Baldoni e dell’agenzia di cui è direttore (Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Acn) è quello di mettere al sicuro le infrastrutture critiche nel nostro paese grazie agli investimenti del Recovery Fund destinati a rendere l’Italia e l’Europa più digitali.

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«Per mettere radici la cyber-resilienza ha bisogno di consapevolezza e competenze»

Con questa puntualizzazione Baldoni ha parlato della situazione italiana a Formiche.net: «Per poter mettere radici la cyber-resilienza delle infrastrutture nazionali ha bisogno di una forte campagna di consapevolezza verso l’esterno e della creazione di competenze per difendere dagli attacchi le strutture strategiche italiane, dagli ospedali alla Pubblica amministrazione». Si tratta di assumere consapevolezza – nell’intera società – della direzione che stiamo prendendo e della necessità impellente di mettere al sicuro i nostri dati.

Il ritardo dell’Italia con l’agenzia per la cybersicurezza viene sottolineato senza alcun indugio dal direttore, che esplicita gli obiettivi della neonata agenzia in termini di numero di dipendenti: «Entro i primi mesi del 2022 completeremo il trasferimento di 90 professionisti da Dis, Mise ed AgID.  Poi, a partire dal 2022, bandiremo i concorsi per raggiungere le 300 persone entro la fine del 2023. L’obiettivo è arrivare a circa 800 entro il 2027».

Per Roberto Baldoni Italia e Europa devono legarsi a tecnologie estere

Baldoni individua nell’Europa una «limitata autonomia strategica nel settore Ict» facendo riferimento a un mercato che parla da solo: «Non abbiamo “over the top” europei nella tecnologia Cloud o nell’Intelligenza artificiale, ne abbiamo pochi nell’Internet of things», ha sottolineato, rimarcando che – essendo un settore ancora legato al mondo della ricerca in maniera rilevante – «deve ancora avvenire lo sviluppo industriale vero e proprio».

Il direttore è duro nel confronto tra Ue e Usa: «L’Europa, a differenza dell’America, fatica a trasformare la ricerca in business. Dobbiamo fare i compiti a casa: se non crei le condizioni per la nascita di grandi player europei, ovvero se non raggiungi un più alto livello di autonomia nell’Ict, è più difficile porre le basi per una piena alleanza tecnologica con gli Stati Uniti».

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