La ragazza che si è suicidata per la foto dello stupro

10/04/2013 di Valentina Spotti

Si chiamava Rehtaeh e aveva soltanto diciassette anni. Ha tentato di di suicidarsi settimana scorsa, dopo oltre un anno di disperazione. Non è morta sul colpo ma le le sue condizioni, ormai disperate, hanno indotto i suoi genitori a scegliere di staccarle la spina. Quegli stessi genitori che ora affermano che loro figlia avrebbe cercato la morte dopo essere stata violentata da quattro suoi coetanei.

Guarda le foto:

LA VIOLENZA A UNA FESTA – La triste storia di Rehtaeh viene dal Canada: dopo la sua morte la madre ha aperto una pagina su Facebook, pubblicando le foto più belle della ragazza e annunciando che “Rehtaeh se n’è andata a causa di quattro ragazzi che erano convinti che violentare una quindicenne era una cosa giusta e che diffondere una foto dell’accaduto per rovinare la sua reputazione sarebbe stato divertente”. Nel novembre 2011, Rehtaeh sarebbe andata a una festa, avrebbe bevuto un po’ troppo, e quattro suoi compagni avrebbero abusato di lei. Uno di loro, per di più, avrebbe scattato una foto della ragazza intenta a compiere un atto sessuale e l’avrebbe diffusa in tutta la scuola. Dopo questo episodio la vita di Rehtaeh era diventata un inferno, ed era caduta in uno stato di profonda depressione dal quale non sarebbe stato in grado di uscire.

 

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BULLISMO – La violenza era rimasta impunita perché, racconta l’Huffington Post, secondo le indagini condotte dalla Royal Canadian Mounted Police non ci sarebbero state prove sufficienti per avviare un procedimento penale su quattro ragazzi che all’epoca dei fatto erano ancora minorenni. Ma Rehtaeh era diventata il bersaglio dei bulli tanto che, insieme alla sua famiglia, erano stati costretti a cambiare città. “Non la lasciavano mai sola – racconta mamma Leah alla CBC – I suoi amici le si sono rivoltati contro, la gente la insultava. Ragazzi che non conosceva hanno cominciato a scriverle messaggi su Facebook chiedendole di fare sesso con loro. Non finiva mai”.

(Photocredit: Facebook/Angel Rehtaeh)

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