Bilderberg & Co., come funzionano i club più esclusivi del mondo

09/04/2013 di Andrea Mollica

I club delle elite scatenano spesso le fantasie dei complottisti, basti pensare a tutte le teorie della macchinazione che aleggiano sul gruppo Bilderberg. Die Zeit spiega come funzionano i centri del potere, dove la riservatezza e la difficoltà ad entrarvi sono le caratteristiche più evidenti, anche se non le più importanti.

IL WORLD ECONOMIC FORUM – In nessun altro luogo del mondo si incontrano così tanti potenti in uno spazio così ristretto e riservato come al World Economic Forum di Davos. Da quando è arrivata l’era della globalizzazione l’appuntamento che si svolge ogni anno nella cittadina dei Grigioni è uno dei momenti più seguiti dalla stampa mondiale, visto che vi partecipano gli esponenti politici ed economici più importanti del pianeta. Alla 43esima edizione del Wef a Davos l’organizzatore dell’evento, ha accolto 2500 personalità di grande rilevanza, cinque volte di più rispetto alla prima edizione del 1971. Al World Economic Forum appartengono circa 1000 tra le più grandi aziende del mondo, così come 200 imprese più piccole. La quota annuale di iscrizione dipende dalle dimensioni societaria, ma ha un importo significativo, tra i 40 ed i 400 mila euro. Chi fa parte del Wef può ottenere un biglietto di ingresso per il meeting d’ingresso ad una cifra pari a 15 mila euro. Per chi ha interesse e simili disponibilità, non c’è forse occasione migliore per incontrare ad un caffè qualche leader mondiale.

LA CONFERENZA BILDERBERG – Il Gruppo Bilderberg è il club più esclusivo del mondo, e da sempre affascina tutti i complottisti. Chi crede nelle teorie della macchinazione ritiene che questo incontro annuale sia una delle cause scatenanti di crisi e problemi globali che hanno colpito il mondo negli ultimi decenni. Il nome di questo gruppo deriva dal luogo della prima conferenza, organizzata dal consulente politico olandese all’al Hotel de Bilderberg a Oosterbeek nel 1954. Allora furono invitati i maggiori leader mondiali, e la tradizione è stata rispettata in tutte le sessanta edizioni successive. Ian Richardson scrisse in merito alla sue partecipazioni a queste conferenza che la possibilità di fraternizzare con le persone più importanti del mondo avesse un effetto afrodisiaco. Il capo del gruppo Bilderberg è il presidente del gigante assicurativo Axa, Henri de Castries, che guida un comitato di 33 persone. Il compito principale di questo organismo è la selezione degli ospiti della conferenza annuale. La condizione principale per essere invitati è l’influenza nella politica o nell’economia. Sul sito del gruppo tutto è pubblico, ma i complottisti questo sicuramente non basta.

ROTARY – Un club meno esclusivo del gruppo Bilderberg ma sicuramente molto simbolico del potere di un individuo è il Rotary. Chi è un membro di questo club ristretto è sicuramente una persona influente, o quantomeno assai apprezzata chi lo è. Nel Rotary, che a livello mondiale conta circa 34 mila associazioni con poco più di un milione di iscritti, si entra solo su invito di un altro membro. Chi viene indicato deve sottoporsi ad una cena di valutazione, che poi permette la votazione al nuovo ingresso. Basta un voto contrario, e si è fuori. Non sempre chi è invitato poi accetta, visto che far parte del Rotary è assai impegnativo. Ogni settimana c’è un incontro, e la partecipazione è obbligatoria. Il fondatore del club, l’avvocato Paul Harris, voleva creare un luogo di incontro per allargare le proprie relazioni. Il luogo deputato per i suoi primi meeting era il suo ufficio, e il nome Rotary deriva proprio dal fatto che spesso le riunioni si svolgevano, a rotazione, in diversi posti. Ora invece far parte di questo club, rimarca Die Zeit, significa aver già fatto carriera.

EUROPEAN ROUND TABLE – Un altro luogo di potere è l’European round table, nato nel 1983 su iniziativa di Pehr Gyllenhammar, all’epoca capo di Volvo, Wisse Dekker, presidente della Philips e Gianni Agnelli, la figura più influente della Fiat degli ultimi decenni. Il loro scopo era quello di reclamare l’attenzione dei governi sui problemi della grande industria europea. Oggi il capo dell’ERT è Leif Johansson, Ceo di Ericsson, e il club si compone di 50 tra gli amministratori delegati dei gruppi industriali più importanti d’Europa. Molte associazioni contestano il fatto che questo club ristretto sia il lobbista di gran lunga più influente nel Vecchio Continente. L’allargamento del mercato unico europeo fu deciso anche su forte spinta dell’ERT. La strategia di Lisbona, però, altra richiesta del tavolo che riunisce le più grandi imprese continentali, ha fatto decisamente flop.

 

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