Il boss che si impicca in carcere

24/03/2013 di Redazione

Doveva scontare 20 anni di carcere duro: Domenico Antonio Pagano, 46 anni, considerato uno dei capi degli ‘Scissionisti’, clan protagonista della faida di Scampia, ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nella sua cella del carcere di Opera, in provincia di Milano. Sara’ un’inchiesta, tuttavia, a fare luce sull’episodio.

In carcere, dove era detenuto in regime di 41 bis, Pagano era arrivato nel febbraio del 2011 dopo essere stato catturato a Cicciano (Napoli): dopo l’arresto del fratello Cesare, avvenuto pochi mesi prima, era diventato lui il reggente del clan. Ma la sua latitanza duro’ poco e con la sua cattura il clan venne ulteriormente decapitato.
Pagano – da quanto si e’ appreso – e’ morto alcuni giorni fa dopo una breve agonia. Il 15 marzo scorso e’ stato trovato dagli agenti di polizia penitenziaria in fin di vita impiccato alle sbarre della sua cella. Nonostante i soccorsi e il trasferimento immediato in un ospedale esterno al carcere, e’ morto dopo qualche giorno. Oggi a Casavatore, in provincia di Napoli, si sono svolti i funerali.
Come riferisce in una nota l’associazione radicale Ristretti Orizzonti sulla sua morte ‘e’ stata aperta un’inchiesta’.
Sempre secondo l’associazione, nel 2013 sono stati 44 i ‘morti di carcere’, di cui 14 per suicidio e quello di Pagano e’ il sesto suicidio in cella dall’inizio del mese.
La scalata al vertice dell’organizzazione di Domenico Antonio Pagano, detto zio Mimi’, fu all’ombra del fratello Cesare il cui sodalizio con gli Amato ha dato il nome all’organizzazione degli ‘Amato-Pagano’. Oggi il clan, decapitato nei vertici, e’ passato nelle mani delle nuove leve delle due famiglie legate tra loro da vincoli di parentela.

DOMENICO PAGANO – Sposato, padre di due figli estranei alla sua attivita’, il reggente degli ‘Scissionisti’ di Scampia era in carcere per traffico internazionale di droga ed associazione per delinquere di stampo camorristico. Quando fu arrestato, Domenico Antonio Pagano non era stato ancora inserito nell’ elenco dei 100 latitanti piu’ pericolosi, ma solo per una questione di tempo. Per gli investigatori era stato proiettato al vertice degli ‘scissionisti’ dopo gli arresti del fratello Cesare e di Raffaele Amato – capo dell’ altra componente del clan – nell’ estate 2010.

ZIO MIMI’ – Senza cellulare, che non usava mai, senza documenti di identita’, disarmato, ma con una grossa somma in contanti, Pagano fu stanato in un appartamento modesto al primo piano di una palazzina di nuova costruzione occupato da una coppia insospettabile. Insomma, non una latitanza dorata la sua, durante la quale pero’, da buon tifoso del Napoli, non perse l’occasione di farsi fotografare in un ristorante di Napoli in compagnia del calciatore Marek Hamsik. La foto fu trovata nel corso di una perquisizione in uno dei covi di Pagano e le successive indagini chiarirono come il campione slovacco fosse all’oscuro dell’identita’ di quel tifoso con cui aveva scattato la foto.

(ANSA).

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