Bella, mora e dice sempre sì (al giudice)

30/09/2010 di Dario Ferri

Sabrina Minardi: dalla Banda della Magliana al cardinal Marcinkus, dal grande banchiere al calciatore. Storia di una escort di classe ma con troppi pieni e vuoti di memoria

Il suo personaggio in Romanzo Criminale è quella della “mejo prostituta de Roma”, tanto “mejo” da affascinare il Dandi, che gli rimarrà a suo modo (e cioé da sposato) fedele fino alla morte. Nella realtà, il rapporto tra Sabrina Minardi e Renatino De’ Pedis fu un po’ meno romantico. Ma a sentire quello che racconta lei, sembra davvero di ritrovarsi in un’epopea in cui si mischiano preti (Marcinkus, Poletti) e delinquenti (la Banda della Magliana, sempre Marcinkus), faccendieri affaccendati (l’onnipresente Flavio Carboni) e calciatori che scommettono (Bruno Giordano).

LA MORA E IL PADRINO – Lei entra in scena direttamente da Trastevere vecchio, dalle parti di piazza San Cosimato fino a vicolo del Cinque, per capirci. In quella zona conosce il “Re del Goal”, come lo chiamavano, e lo sposa meritandosi così la prima pagina del Corriere dello Sport. E’ il 16 giugno del 1979, e due anni dopo il matrimonio è già finito nonostante sia nata Valentina. Nel frattempo, è il 13 settembre 1980, proprio a piazza San Cosimato ci ha lasciato la pelle Franchino Er Negro, alias Franco Giuseppucci: due fratelli Proietti, i “pesciaroli” di Ostia, sono scesi da una moto Honda con due parrucche bionde, e ben armati: uno con la pistola, l’altro con un fucile a canne mozze, che però si inceppa. Solo il revolver lo colpisce, mentre Giuseppucci innesca la retromarcia e poi guida per una decina di metri fino all’ospedale Nuovo Regina Margherita, che all’epoca stava a due passi. Lo trasportano in sala operatoria con l’urgenza, ma muore alle otto di sera. Fernando e Maurizio Proietti vendicavano così un dispetto del Negro, che gli doveva trenta milioni persi ai cavalli. E glieli voleva anche dare, se non fosse che Fernando glieli aveva chiesti poco gentilmente. Allora lui si era impuntato: “Nun ve pago, nun me fate paura”. Morto Giuseppucci, l’associazione di stampo mafioso mai riconosciuta come tale e denominata giornalisticamente come Banda della Magliana si trovò per un po’ senza testa, e impegnata a vendicare Giuseppucci ammazzando o attentando alla vita di molti dei fratelli Proietti. Intanto però Renatino De’ Pedis ha anche incontrato, nella primavera del 1982 alla Cabala, localino di piazza Navona, proprio Sabrina Minardi, e le ha mandato al tavolo un mazzo di rose e una bottiglia di champagne. «Mi trattava come una bambina, mi portava alla sauna del Grand Hotel, vivevamo come nel film Il Padrino. Mi faceva mille regali, valigie Louis Vuitton piene di banconote da 100 mila lire, mi diceva spendili tutti, se ritorni a casa senza averli spesi non ti apro la porta — così ha raccontato Sabrina due anni fa a Raffaella Notariale di Chi l’ha visto? —. Andavo da Bulgari, da Cartier, pagavo in contanti per due orologi d’oro, i commessi mi guardavano preoccupati, pensavano che fossero il bottino di una rapina. Ma io li tranquillizzavo, dicevo loro: Me li dà mio marito, sapete, è un tipo stravagante… ». I primi due anni sono di «grande passione», dice Sabrina, fino a quando — novembre ’84 — Renatino viene arrestato dalla Squadra Mobile proprio a casa di lei, in via Elio Vittorini, all’Eur. Dove, raccontano le cronache intrecciandosi con la leggenda, De’ Pedis favoleggiava di registrare le prestazioni sessuali di clienti vip (tra cui anche politici) della Minardi, per poi ricattarli.

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