I furbetti della portabilità del numero

21/03/2013 di Maghdi Abo Abia

La notizia l’abbiamo data ieri ed è di quelle grosse: le aziende di telecomunicazioni italiane hanno deciso di dire basta alla portabilità del numero, nonostante loro stesse negli ultimi anni abbiano creato una strategia di marketing basata sul reciproco scipparsi di utenti grazie ad offerte sempre più vantaggiose.

MANCANO SOLDI – Secondo le società di Telecomunicazioni sono troppi i furbetti che utilizzerebbero come escamotage il continuo cambio d’operatore per non pagare le bollette in sospeso. Addirittura altri cercherebbero subito sconti e premi. Dopo che vengono loro regolarmente offerti. Come spiega Aldo Fontanarosa su Repubblica a causa degli ammanchi milionari ora le aziende vorrebbero limitare la portabilità del numero anche a causa del livello di morosità di coloro che pagano con carta di credito. Quindi in sostanza prima vengono accesi dei prodotti e poi ci si lamenta che questi non vengano saldati.

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LA DENUNCIA DI H3G – Facciamo ora una piccola parentesi per raccontare un fatto personale. Nel giornalismo non si fa mai ma in questo caso si può fare un’eccezione. Cinque anni fa siglai un contratto per una chiavetta internet fornitami da H3G in un chiosco temporaneo alla Stazione Centrale di Milano. Con un apposito Pos verificarono la consistenza del mio Conto Corrente, segnarono i miei dati ed ottenni una chiavetta Huawei con Sim e prolung. Per quanto avessero verificato che avevo la possibilità di pagare non mi venne confermato all’epoca dall’operatore in loco che l’accredito non sarebbe avvenuto su addebito da conto corrente ma che dovevo aspettarmi una fattura.

IL COINVOLGIMENTO DEL RECUPERO CREDITI – Fattura che in un anno e mezzo non arrivò mai così come nessun sollecito via Sms (anche perché la chiavetta smise di funzionare dopo qualche giorno). Un giorno, anni dopo, mi trovai la richiesta di una società di recupero crediti che volle 330 euro a mò di penale per non aver rispettato il contratto e per essermi appropriato indebitamente di una chiavetta datami in comodato d’uso. Cercai di far valere le mie ragioni restituendo l’attrezzatura nel centro 3 di Corso Buenos Aires ma lì un impiegato, in contatto con il loro centro operativo, mi disse che non poteva prendere niente. Dopo qualche giorno di tira e molla arrivò una telefonata minacciosa da parte del recupero crediti che parlò della possibilità di una causa legale e che gli avvocati della società “potevano essere molto convincenti”.

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LE PENALI – A quel punto pagai. 330 euro per una chiavetta usata solo 20 giorni e poi bloccata. A dimostrazione che in caso di morosità sanno farsi rispettare. O almeno una società. Ma torniamo alla protesta delle società di Tlc. Come aggiunge Yahoo Finanza ci sono però altri utenti che hanno capito come spira il vento e si adeguano in base alle offerte cambiando operatore contando anche sulla celerità di tale cambio, che richiede al massimo 48 ore pena un pagamento di una penale pari a 2,5 euro per ogni giorno di ritardo, come stabilito dalla normativa che guarderemo più avanti. A volte poi si assiste alla comparsa di clienti fittizi che cambiano operatore dopo poche ore.

I CONSUMATORI NON SI TOCCANO – I gestori hanno quindi chiesto all’Agcom di limitare il diritto alla portabilità del numero nei passaggi da un vecchio a un nuovo gestore a chi abbia saldato tutte le proprie bollette. Inoltre è stato chiesto che venga istituito un obbligo di utilizzo di almeno 30 giorni prima di passare ad un concorrente. Antonio Preto però ha frenato sul nascere tali richieste, in quanto il diritto alla portabilità è sancito dall’Unione Europea e che gli operatori, in caso di frode, hanno in mano tutti gli strumenti previsti dal Codice Civile per ottenere quanto spetta loro dai clienti morosi. Com’è successo nel caso del sottoscritto. E per quanto riguarda il vincolo Preto ha spiegato che è proprio il libero passaggio da un’offerta all’altra ad essere il sale della concorrenza, e che per questo l’Agcom non può e non deve entrare.

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LA DIRETTIVA EUROPEA – Insomma, l’Agcom si è messa di traverso davanti alla richiesta di un “aiuto” da parte dei colossi della telefonia afflitti da ammanchi milionari nei bilanci. Ma in questo caso l’autorità non fa altro che ribadire quelli che sono gli “ordini” dell’Unione Europea, chiaramente espressi nella Direttiva 2009/136/CE la quale, al punto numero 47, spiega:

Per trarre pienamente vantaggio dall’ambiente concorrenziale, è opportuno che i consumatori possano effettuare scelte informate e cambiare fornitore se è nel loro interesse. È essenziale assicurare che possano farlo senza incontrare ostacoli giuridici, tecnici o pratici, in particolare sotto forma di condizioni contrattuali, procedure, costi ecc. Ciò non esclude la possibilità di imporre periodi contrattuali minimi ragionevoli nei contratti proposti ai consumatori. La portabilità del numero dovrebbe essere attuata al più presto perché è un elemento chiave della libertà di scelta da parte dei consumatori e della effettiva concorrenza nell’ambito dei mercati concorrenziali delle comunicazioni elettroniche, in modo tale che il numero sia funzionalmente attivato entro un giorno lavorativo e che la perdita del servizio a cui incorre l’utente non abbia una durata superiore a un giorno lavorativo.

Ovvero, non deve esistere nulla che blocchi la possibilità degli utenti di cambiare operatore qualora sia previsto, salvo la stesura di un periodo minimo che certifichi la durata di un contratto, come ad esempio quello previsto per le connessioni web. Detto questo però la portabilità dev’essere garantita perché è “un elemento chiave della libertà di scelta da parte dei consumatori nell’ambito dei mercati concorrenziali delle comunicazioni elettroniche”.

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