Chi è Antonio Buglione, l’imprenditore della sicurezza rapito a Nola

13/09/2010 di Dario Ferri

Si sa ancora pochissimo dei motivi che hanno spinto una banda armata a sequestrare il dirigente della International Security Service, gigante dei vigilantes in Campania. Una storia, la sua, già finita nell’occhio della stampa e della magistratura.

Rapito un’imprenditore nel nolano: ne dava notizia, stamattina, non più tardi delle 9 e 40, l’ANSA,. Il nome, trapelato dall’assoluto riserbo che gli inquirenti stanno mantenendo, si è potuto apprendere solo due ore dopo: si tratterebbe di Antonio Buglione, dirigente della ISS, International Security Service, una società di vigilantes in Campania. Ancora più tardi si viene a sapere, sempre dalle agenzie che filtrano con il contagocce, che sarebbe già stato chiesto un riscatto da 5 milioni di euro; ma gli inquirenti, continua l’ANSA, “nutrono seri dubbi sul movente del sequestro o se addirittura non si tratti di un rapimento ma di una vendetta”.

IL RE DEI VIGILANTES – Si sa poco, dunque, e quel che si sa lo si sa male. Troppo poco per avanzare ipotesi: ma abbastanza per chiedersi chi sia, Antonio Buglione. Già, perchè definirlo “imprenditore attivo nel mercato della security privata in Campania”, apprendiamo da una veloce ricerca, è davvero troppo poco. Riduttivo. Un eufemismo: Antonio Buglione, insieme ai due fratelli Carlo e Carmine, è il re della security privata in Campania. Un’ampia inchiesta dell’Espresso, firmata dall’onnipresente Fabrizio Gatti, si è occupata dei Buglione da Saviano già nel 2006. La Campania, una terra difficile: “Le forze dell’ordine chiudono i commissariati in città. E gli istituti di vigilanza cresciuti intorno ad Antonio Buglione, 50 anni, e al fratello Carlo, 42, prendono il loro posto. Oltre alla Regione”, di cui si sono aggiudicati l’appalto per la vigilanza nel 2005, grazie a un ribasso impensabile, “vigilano ormai sulle Asl, la Ferrovia Circumvesuviana, lo smaltimento dei rifiuti, le banche, i caveau, i furgoni blindati. L’80 per cento del movimento di soldi in Campania dipende da loro. E un terzo del mercato napoletano della sicurezza è sempre loro: pattuglie stradali, industrie, negozi, portinerie. Basta dividere 200 milioni per tre, il giro d’affari complessivo, e si capisce quanto è forte la holding.”

CONCORSO ESTERNO: ASSOLTI – Guardioni, dunque. Vigilantes: un ricco giro, affari redditizi. E vicende con la magistratura: brutte vicende, roba di mafia. Per loro fortuna, archiviate: “per non aver commesso il fatto”, recita il dispositivo della sentenza; e tuttavia, non sembra opportuno fermarsi al dato verbale. Continuava Fabrizio Gatti: “Francesco Soviero, il giudice estensore, nella motivazione usa parole con cui soltanto a Napoli si può fare carriera: ‘Nel corso del lungo e articolato processo è emerso con certezza che le condotte tenute dagli odierni imputati sono sicuramente censurabili sotto il profilo etico. Invero’, aggiunge il Tribunale, ‘le irregolarità amministrative emerse nel corso dell’istruttoria dibattimentale, i rapporti con noti esponenti della criminalità organizzata, la gestione privata e clientelare della cosa pubblica realizzata per il tramite di un diffuso ricorso alla raccomandazione e ai rapporti privilegiati con esponenti politici e con uomini delle istituzioni, dimostrano che ci troviamo sicuramente di fronte a uomini disonesti e privi di scrupoli”. Dunque, nessun reato, secondo la legge: ma, secondo il giudice, personaggi borderline. E secondo gli inquirenti antimafia napoletani, anche assoldati per vigilare sul tranquillo svolgimento di una cena “in un ristorante di Nola, tra Mensorio – ex parlamentare Dc, poi CCD – “amministratori locali, consiglieri regionali e presunti camorristi per preparare la campagna elettorale”. Un boss di mafia, Carmine Alfieri, giura di aver incontrato Buglione, e di avergli raccomandato almeno 30 persone da assumere. Ma tutto questo, abbiamo detto, secondo i giudici non fu abbastanza per costituire la fattispecie di concorso esterno in associazione mafiosa.

NUOVI PROBLEMI – Finiti, dunque, i problemi dei fratelli Buglione con la mafia? Innanzitutto, non finiti quelli con la giustizia: “Torna in ballo nel 2008”, scrive l’Ansa, “nell’inchiesta che coinvolse l’allora consigliere regionale della Campania, Roberto Conte, all’epoca del Pd. Conte fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta sugli affiti d’oro: cifre da record per locali che dovevano servire al Consiglio regionale della Campania. In questo caso, questa l’accusa, Conte e Buglione, avevano costituito una societa’, la Europa Immobiliare, alla quale erano affidati i contratti di locazione”. Ne è l’unica inchiesta che lo vede coinvolto, sempre di striscio, tuttavia. Ma dicevamo dei suoi problemi con la mafia: esauriti? Non proprio: se è vero che il Gruppo Ispettivo Antimafia, praticamente un pool composto da poliziotti, carabinieri, finanzieri, procuratori, la forza dello Stato alla massima potenza insomma, solo il marzo scorso ha intrapreso la procedura per revocare la licenza antimafia al gruppo ISS. “Nei confronti delle aziende riferibili ai fratelli Buglione”, scriveva il GIA, “a parere del Gruppo Ispettivo Antimafia, in virtù di tutti gli elementi riportati nella copiosa attività istruttoria, sussistono concreti, univoci elementi di permeabilità e contiguità con la criminalità organizzata e che rilevano, comunque, l’inconfutabile sussistenza nei confronti delle aziende agli stessi riferibili, dei tentativi di infiltrazione mafiosa”. Come avevamo detto, i Buglione avevano vinto nel 2005 l’appalto per i servizi di sicurezza in Campania: solo che l’aggiudicazione definitiva non è mai sopraggiunta, proprio per il rincorrersi di voci di continuità fra ambienti poco raccomandabili e la ISS. “Nella corposa relazione”, si legge ancora, “il Gia traccia un excursus anche delle altre aziende che fanno riferimento ai fratelli Buglione. Oltre all’International Security Service di cui è socio e vice presidente Carmine, ci sono la Service Group S.r.l, Gestire S.p.A, Mondial Security, Europolice S.r.l, Vigilanza 2D. Europa Immobiliare. Per evitare che alcune vicende giudiziarie potessero far scattare l’interdittiva antimafia per le società operanti in appalti pubblici, i Buglione cedevano le loro quote ad altre persone a loro riconducibili, tra cui alcuni famigliari.”

PROTESTE, DENUNCE, RAPIMENTI – Insomma, revocata la licenza antimafia ai Buglione: le forze dell’ordine, nonostante la precedente sentenza, di loro non si fidano. E le maestranze scendono, comprensibilmente, in piazza: “Trattengono ancora il respiro i 400 lavoratori dell’istituto di vigilanza International Security Service di Nola”, scriveva il comunicato sindacale; “l’udienza del Tar di Napoli sul ricorso presentato dall’azienda per riottenere la certificazione antimafia è stata rinviata al 23 giugno. La vicenda è iniziata lo scorso 7 aprile con la notifica da parte della Prefettura di Napoli della revoca dell’interdittiva antimafia all’istituto di vigilanza. L’effetto immediato è stato il blocco delle attività e il conseguente licenziamento dei 400 addetti”. Come sempre succede in questi casi, la parte offesa ha chiesto la sospensione cautelare del provvedimento di revoca dell’autorizzazione: e il Tar, in data 27 agosto, l’ha rigettata. “Il danno lamentato”, scrivono i giudici amministrativi, “risulta recessivo rispetto all’interesse pubblico tutelato”: ovvero, la sicurezza dello Stato è più importante del danno economico arrecato ai fratelli Buglione. Oggi, Antonio, il più anziano dei tre, viene rapito.

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