Le lavandaie delle Magdalene chiedono giustizia

Minacciano lo sciopero della fame, se non otterranno i risarcimenti richiesti da anni allo Stato irlandese, come compensazione per il loro lavoro non retribuito e le violenze subite. Protagoniste della vicenda le lavandaie sopravvissute delle “case Magdalene“, ovvero gli istituti femminili (spesso gestiti dalla Chiesa cattolica, ndr) dove erano inviate le ragazze orfane o considerate “immorali”, a causa di comportamenti giudicati “peccaminosi” dalla società benpensante del paese. Presunte “colpe” che dovevano essere “espiate” in questi centri, dove spesso le ragazze erano costrette a subire maltrattamenti e molestie, come ha raccontato lo storico film-denuncia (intitolato appunto “Magdalene”) di Peter Mullan del 2002.

SCIOPERO DELLA FAME– E’ stato Steven O’Riordain – un rappresentante delle ragazze sopravvissute delle case Magdalene – a confermare il diktat imposto al governo. “Continueranno a protestare finché non riceveranno garanzie su quello che ritengono un giusto risarcimento per tutto ciò che hanno dovuto subire in quegli anni”, si legge sul Guardian. Una commissione d’inchiesta era stata istituita nel 2000, ma sugli indennizzi il governo non aveva mantenuto le promesse. Nel 2011 era stato il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite a chiedere all’Irlanda di avviare un’inchiesta sul trattamento di migliaia di donne e ragazze.

LE VITTIME – Anche se mancano statistiche ufficiali, circa 30 mila donne sarebbero state recluse nelle “lavanderie della redenzione”, costrette a lavorare in modo gratuito. Soprattutto donne madri non sposate o ragazze vittime di stupri. Dopo l’uscita del film “Magdalene”, Leone d’oro a Venezia due anni prima, ma molto criticato dalle gerarchie della Sante Sede, arrivò l’ammissione delle suore della Misericordia, attraverso un intervento pubblico di Breeg O’Neill, la suora superiora dell’ordine: “Ci dispiace per le sofferenze che abbiamo potuto causare: esprimiamo il nostro sincero dolore e chiediamo il vostro perdono”, spiegò la donna, chiedendo scusa per gli abusi avvenuti all’interno dei propri istituti. Sorti nel XIX secolo, questi centri vennero chiusi soltanto pochi anni fa, dopo 150 anni di “storia”: l’ultimo nel 1996, dopo la completa diffusione delle lavatrici elettromeccaniche. Da allora è l’associazione Justice for Magdalenes a portare avanti le rivendicazioni delle lavandaie, un gruppo che riunisce soprattutto le figlie delle donne e alcune sopravvissute. Fino alla decisione dell’ultimatum sullo sciopero della fame: l’ultimo gesto disperato di donne che reclamano giustizia.

(Photo e video credit: Justice for MagdalenesGuardian)

 

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