Massimo Tartaglia: che fine ha fatto l’attentatore di Berlusconi

Se Silvio Berlusconi spiega in tv che le istituzioni gli hanno sonsigliato di fare comizi a causa dei pericoli a cui potrebbe andare incontro (LEGGI QUI), il Corriere della Sera ci racconta che fine ha fatto Massimo Tartaglia, che  ha attentato con a famosa miniatura del Duomo nei confronti del Cavaliere:

Ogni sabato e ogni domenica Massimo Tartaglia ha il permesso di evadere dalla libertà vigilata, di salire a Milano, sulla corriera dei pendolari, e una volta qua in città di scegliere dove stare, cosa fare. Lui dice che sempre, tra la Galleria e il corso, finisce seduto ai cinema del centro, sulle poltroncine dell’Odeon o dell’Apollo è lo stesso. Ma prima ancora Tartaglia si ferma in piazza Duomo. Cammina, guarda. Va in solitaria. La stessa piazza. Tre anni fa. Tartaglia colpiva con una statuina del Duomo Silvio Berlusconi al termine di un comizio. Sette centimetri per dieci la statuina; tre etti e mezzo di peso. Il sangue sul volto del Cavaliere.

Ora per lui è cambiato tutto:

Tre volte la settimana Tartaglia frequenta un centro diurno di recupero psichico. Lavora con la creta. Vanno anche in gita, col centro. Viaggi a portata, alla giusta distanza. Il Piemonte e la Val d’Aosta. Novara, Torino, il forte di Bard. E al centro diurno, che si trova verso la periferia, in zona Primaticcio, organizzano mostre. L’ultima s’intitola «Riflessi». Con la macchina fotografica, in piazza Duomo e dintorni, quand’è in anticipo sui film, inquadra e scatta. «Cerco riflessi nelle pozzanghere, sulle vetrine, alle finestre, sui lastroni delle strade. L’esito lo vedremo più avanti quando esporremo le foto». Nell’attesa il Massi dipinge (pittura a olio, stile astratto, i quadri appesi in cameretta), sperimenta l’ascolto di cd musicali (in cameretta, con le cuffie, i gruppi inglesi i preferiti), e in cameretta pensa. Pensa.

Con divieti:

Tolti i pomeriggi a Primaticcio e il fine- settimana in piazza Duomo gli è vietato lasciare Cesano Boscone, anonima cittadina perfetta per i Tartaglia non ci fossero stati gli incidenti di percorso, i giornalisti, le televisioni. Discreti e riservati i Tartaglia; nei giorni dell’assedio fuori dal portone alla ricerca di indizi su Massimo, papà Alessandro scese di soppiatto le scale, il passo felpato, la velocità d’un ladro, nulla disse ai cronisti ma intanto aveva inserito in ciascuna buca delle lettere dei vicini un bigliettino in una busta bianca. «Comunicazione ai sigg. Condomini. La famiglia Tartaglia chiede scusa per i disagi arrecati»-

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