520 giorni per arrivare su Marte

Erano stati rinchiusi in una capsula per 520 giorni, in isolamento all’interno del “Russian Institute for Biomedical Problems” di Mosca, in un noto esperimento di missione simulata su Marte. In vista di un viaggio reale verso il Pianeta rosso, l’obiettivo era comprendere le conseguenze mediche e psicologiche dovute alla loro lunga costrizione in un ambiente così ristretto. Ma adesso i dati emersi sui sei astronauti protagonisti dell’esperimento dimostrano come ci sia ancora molto lavoro da fare, prima di partire alla volta del nostro “vicino di casa”. Questo perché non pochi hanno sofferto problemi di carattere psicologico o legati al sonno, come spiega il Guardian.

RISULTATI – Nonostante il personale scelto per il test – denominato Mars500 e finanziato con circa 15 milioni di dollari dalla European Space Agency (Esa), oltre che dall’istituto russo – fosse ritenuto quello più adatto, gli aspiranti “conquistatori” di Marte hanno visto crollare i loro livelli di attenzione, man mano che passavano i 18 mesi all’interno della capsula. Nella seconda parte dell’esperimento, i sei uomini (i russi Sukhrob Kamolov, Alexander Smoleevsky, Alexei Sitev, l’italo-colombiano Diego Urbina, il francese Romain Charles, e il cinese Wang Yue) sono stati costretti a dormire per 700 ore in più rispetto al viaggio d’andata.

PROBLEMI– Durante la simulazione sono stati monitorati i loro valori di stress, la risposta del loro sistema immunitario e il tono dell’umore: ma, come spiega Mathias Basner, dell’Università della Pennsylvania, i risultati non sono stati certo entusiasmanti. “Restano diversi problemi”, ha ammesso il ricercatore. Per combattere la noia l’equipaggio ha provato a rilassarsi attraverso la visione di film, la lettura e anche giocando a videogame come Guitar Hero. I responsabili della missione hanno anche simulato un incendio all’interno della capsula, per una interruzione di corrente, in modo da cercare di mantenere alta la loro attenzione. Ma non sembra essere bastato.

FUTURO – In vista di una missione reale, quindi, bisogna continuare con gli esperimenti: “La noia dovuta ad un eventuale viaggio su Marte, tra andata e ritorno, è un problema non indifferente”. Ma non è l’unico: in una vera missione, per gli astronauti il rischio è anche quello della perdita di massa muscolare e ossea, a causa della costrizione per troppo tempo in ambienti ristretti. Eppure i risultati non sono stati negativi per tutti: “Solo due uomini (su sei) hanno dimostrato di essere adatti a questo tipo di missione”, ha concluso Basner.

(Photocredit: Guardian)

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