L’incubo di risvegliarsi durante l’anestesia

Probabilmente non esiste nulla di peggio al mondo. Svegliarsi nel corso di un’anestesia, magari quando si è alle prese con un’operazione. L’Atlantic ci racconta la storia di chi ci è passato e può raccontarlo.

ADDORMENTATA CON L’ETERE – Linda Campbell aveva quattro anni quando è stata operata di appendicite. A causa del dolore e delle complicazioni la piccola ha rischiato la morte e per questo motivo è stata operata all’ospedale di Atlanta dov’è stata operata. Oggi le operazioni di appendicite sono molto semplici ma negli anni ’60, epoca in cui è stata operata Linda, la procedura era molto più complessa. La giovane una volta tornata a casa iniziò a sviluppare una serie di gravi problemi psicologici. Aveva paura di morire, di stare da sola e di essere circondata dalle persone.

 

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LA PAURA DI MORIRE – Non mangiava più, soffriva di attacchi di panico ed era costantemente divorata da una perdurante sensazione d’ansia. Nonostante le terapie alle quali fu sottoposta da parte dei genitori la donna impiegò 40 anni per capire cosa le successe. Infine divenne tutto più chiaro quando ne parlò con un terapista ed una anestesista: linda si svegliò in sala operatoria. Ed è stato in quel momento che ricordò l’uomo, il medico d’allora, che l’addormentò con dell’etere. Linda era cosciente perché non era stata correttamente addormentata e per questo motivo una parte del suo cervello è rimasta vigile.

SI SENTE TUTTO – Negli Usa sono mediamente due ogni mille i pazienti che hanno sperimentato tale tremenda sensazione. Le “vittime” ricordano le parole dei medici, il movimento degli organi, l’aspirazione del sangue. Sentono l’odore di carne cauterizzata, il movimento delle dita, la chiusura dei punti di sutura. Ma non possono vedere perché l’obiettivo principale è quello di chiudere i loro occhi e non possono avvertire i medici della loro “presenza” perchè sono paralizzati. Il 70 per cento di coloro che erano svegli durante l’operazione soffre di disturbi traumatici da stress.

DALLA LAPAROSCOPIA AGLI INCUBI – Sherman Sizemore Jr., di professione prete battista ed ex minatore aveva 73 anni quando venne sottoposto ad una laparoscopia al fine di comprendere i motivi di un dolore addominale che lo affliggeva. Secondo la sua famiglia l’uomo era sveglio e sentì il dolore dovuto all’intervento. Perché spesso l’anestesia blocca i recettori del dolore, ma non sembra sia stato il caso di Sherman il quale, dopo l’intervento, iniziò ad avere paura di stare da solo e di temere che le persone volessero bruciarlo vivo. Inoltre iniziò a soffrire d’insonnia e quando dormiva veniva divorato dagli incubi.

IL TEST CONDOTTO NEGLI ANNI ’60 – Sizemore si sparò due settimane dopo l’intervento. Era il 2006 e fino a quel momento non venne mai provata alcuna evidenza di un disturbo mentale. I primi studi sull’anestesia vennero condotti negli anni ’60 e si resero necessari per capire cosa succedeva nel cervello dei pazienti e nel loro corpo. Vennero scelti dieci volontari i quali vennero sottoposti ad un’intervento ai denti. I medici pronunciarono una serie di frasi standard sul colore dei pazienti dopo averli addormentati e sulla necessità di fornire loro ulteriore ossigeno. Una settimana dopo vennero ipnotizzati ed una di loro spiegò che sentì un dottore parlare e che questi disse le parole concordate dall’equipe medica.

L’ANESTESIA OGGI – In totale su 10 volontari quattro avevano vaghi ricordi dell’intervento, quattro ricordavano le parole perfettamente e due dormivano. Gli otto “svegli” non furono in grado di continuare l’intervista con i ricercatori a causa dell’ansia, nonostante l’ipnosi. Dagli anni ’60 ad oggi sono cambiate molte cose nella medicina, ed in special modo per quanto riguarda l’anestesia, sopratutto quella generale. Di fatto oggi l’anestesia generale è diventata uan specie di coma reversibile indotto artificialmente attraverso varie fasi: sedazione, ipnosi, analgesia e rilassamento. Tale condizione è data dal lavoro in sinergia di vari farmaci i quali si articolano secondo un complesso calcolo matematico finalizzato a definire correttamente la scelta dei tempi di somministrazione e sequenza, della posologia, della farmacocinetica. Se c’è un’errore è perché l’anestesista non ha dosato correttamente i medicinali. Altri tempi quindi rispetto alle bombole d’etere, ed aggiungeremmo noi, fortunatamente.

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