Biancaneve e i sette nani ha 75 anni

Il 21 dicembre 1937 viene presentato in anteprima mondiale al Carthay Circle Theater di Los Angeles il primo lungometraggio animato in technicolor della storia del cinema: l’indimenticabile capolavoro di Walt Disney Biancaneve e i sette nani”, titolo originale “Snow White ad the seven dwarfs”, vincitore di un Premio Oscar (e durante la cerimonia Disney ricevette anche 7 statuette in miniatura dalle manine di Shirley Temple).

Il film venne accolto da una standing ovation che premiò tutti i dissapori che avevano accompagnato la produzione per tre anni. Sia il fratello di Walt Disney, Roy che sua moglie Lilian tentarono di dissuaderlo dal produrre un lungometraggio così ambizioso: per realizzarlo furono necessarie infatti ben 2 milioni di illustrazioni disegnate a mano e all’acquerello, usando 1500 tonalità di colore, con la realizzazione di tecniche di animazione mai utilizzate prima, come il rotoscope per la rappresentazione di figure umane e l’uso dei piani multipli.

La stessa industria cinematografica di Hollywood aveva definito il progetto la “pazzia di Disney” e lui stesso dovette anche ipotesi la casa per finanziare il film che costò in tutto un milione e mezzo di dollari, una cifra astronomica per l’epoca. Dopo il debutto nella sale cinematografiche, il 4 febbraio 1938, il film – definito addirittura da Sergei Eisenstein il più grande di tutti i tempi – divenne il campione di incassi di quell’anno.

E fu il più grande successo della storia del cinema statunitense fino al 1940, quando fu sorpassato da “Via col vento”. Il film rappresenta, al valore corretto d’inflazione, il maggiore incasso cinematografico della storia per un film d’animazione ed il terzo di ogni tempo dopo Via col vento e Guerre stellari, avendo raggiunto l’incredibile cifra di 2 miliardi e 425 milioni e 862.786,99 dollari.

Pietra miliare del cinema di animazione, per la realizzazione del film, vennero impiegati 32 animatori, 102 assistenti, 167 intercalatori, 20 scenografi, 25 artisti dell’acquerello, 65 animatori e 158 tra pittori e inchiostratori (per la maggior parte donne). Per motivare gli sceneggiatori Walt Disney pagò 5 dollari per ogni gag escogitata. Così Wart Kimball suggerì che i nasi dei nani dovessero saltare fuori uno alla volta mentre stavano acquattati dietro la testiera del letto, spiando Biancaneve dormiente. Mentre a Webb Smith si devono i loro nomi, scelti tra almeno 50 alternative: Dotto (Doc), Brontolo (Grumpy), Pisolo (Sleepy), Mammolo (Bashful), Gongolo (Happy), Eolo (Sneezy) e Cucciolo (Dopey).

Anche quest’ultimo, inizialmente, avrebbe dovuto parlare ma fu reso muto quando non si riuscì a trovare una voce adatta. La versione cinematografica della fiaba dei fratelli Grimm è depurata dai suoi particolari “horror”: la regina malvagia che si nutre del cuore che credeva fosse di Biancaneve e l’atroce morte della stessa dopo che, alle nozze di Biancaneve, era stata costretta ad indossare scarpe di ferro incandescenti. Furono realizzate 25 canzoni (tra di esse “Music in your soup”, la “lode” dei nani alla zuppa di Biancaneve) ma solo 8 vennero effettivamente usate e valsero al film la nomination all’Oscar per la miglior colonna sonora. La canzone “Il mio amore verrà” (Someday my prince will come”) è diventata un classico della storia del jazz grazie all’interpretazione di diversi artisti, come Buddy Rich, Oscar Peterson e Miles Davis. Il film fu il primo ad avere una colonna sonora originale pubblicata in concomitanza all’uscita della pellicola.(9Colonne)

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