Grasse risate: Mistero (Italia 1) sdogana la bufala del signoraggio

Siamo alla frutta: il programma condotto da Raz Degan mette insieme alla bell’e meglio tutti i miti sulla creazione di moneta, e già che ci sta li farcisce con il solito Kennedy e il sostenitore dei rettiliani David Icke.

All’inizio qualcuno potrebbe anche pensarci, che quelli di Mistero non ci sono cascati: hanno la fama di essere un po’ boccaloni, ma in realtà sono abilissimi a fare finta. Invece, il video che circola e che proporrebbe un servizio giornalistico, più o meno, intitolato al Signoraggio, andato in onda il primo giugno con tanto di grafica della trasmissione di Italia Uno, ha tutta l’aria di essere vero. Speriamo però di sbagliarci. Ma visto il curriculum su altri miti popolari come Atlantide e la telecinesi, è difficile.

UN SERVIZIO VINCENTE – Il video si può ammirare nella sua magnificenza su fruimex.splinder.com, anche se è hostato su www.tanker-enemy.tv con il sobrio titolo di “PERCHE’ SU ITALIA1 DI MEDIA SET E’ STATO FATTO UN SERVIZIO SUL SIGNORAGGIO ? INSERITO NEL PROGRAMMA MISTERO…GIA’ UN MISTERO !!” (è incredibile come i signoraggisti, e i complottisti in genere, tendano sempre a cercare di rendersi più ridicoli persino delle caricature che gli fanno). Ma anche su Youtube, dove però si vede con qualità peggiore. Ed è un peccato. C’è da segnalare anche il simboletto tankerenemy.tv che compare durante la visione di un filmato sull’assassinio di Kennedy – sembra un romanzo di Dan Brown per quanto è stereotipato – ufficialmente, si pensa, soltanto per attribuire un credit alle immagini. La musica invece è ben scelta: Money dei Pink Floyd e Money for Nothing dei Dire Straits, il che fornisce al tutto un retrogusto di vera classe. “Cos’è il signoraggio?“, è la domanda. Antonio Pimpiti, ex avvocato difensore di Giacinto Auriti, e oggi animatore del SIMEC, è uno di quelli che risponde.

NEL MERITO – I soliti errori dei signoraggisti vengono ripetuti, sotto l’evidente convinzione che la ripetizione ad nauseam equivalga ad una dimostrazione razionale, e non al tedio più abissale per chi è costretto a sentire sempre le stesse asinerie: “Bankitalia guadagna profitti sul valore nominale delle banconote, meno i costi di stampa”, sostengono. Nel mondo in cui però viviamo veramente – distinto da quello immaginario dei signoraggisti – Bankitalia (in realtà la Banca Centrale Europea) guadagna profitti sugli interessi maturati sulla base monetaria monetizzata. In sostanza, guadagna il 2-3% del valore delle banconote (e di tutte le riserve bancarie, per essere precisi) che emette. In sostanza, ciò che accade è (supponendo un’operazione annuale per semplificare i conti) che una banca che ha bisogno di riserve monetarie per un totale di 1,000€ deposita titoli di Stato (o anche titoli di debito privato) presso la banca centrale, e riceve riserve (diciamo banconote) per un valore di 1,000€. Dopo un anno, supponendo l’interesse pari al 5%, i titoli di Stato hanno maturato, su un capitale di 1,000€, interessi per 50€: la banca restituisce la banconota di 1,000€ e si riprende il titolo di Stato che aveva depositato, ma lascia alla banca centrale quei 50€, e questi 50€ sono i profitti da signoraggio della banca centrale. Questi profitti vanno successivamente allo Stato. Tutto qui. Non c’è nessun complotto, purtroppo per i signoraggisti.

ALTRE FRESCACCE – Un altro mito propugnato nel video è che lo Stato italiano paga 100€ (più manodopera) per ottenere una banconota da 100€. Nel mondo reale una banconota costa gli interessi che non si ottengono su di essa: il 2-3% di cui sopra. Nel caso dello Stato, siccome i profitti del signoraggio vanno al Tesoro, il costo dovuto agli interessi è proprio pari a zero, visto che lo Stato pagherebbe interessi a sé stesso se chiedesse alla banca centrale di stampare soldi. Le cose non vanno neanche così, ma inutile complicare la situazione. Ben lungi dall’essere un costo per lo Stato, il monetizzare i debiti è per lo Stato un doppio guadagno: gli interessi (nel breve termine) scendono e il debito costa di meno, e gli interessi maturati sul debito ritornano allo Stato, che di fatto in questo modo ottiene un prestito a costo zero. Tra l’altro, si noti che la banca centrale può anche monetizzare titoli di debito privato: se questo fosse una tragedia per i privati, anziché un regalo che lo Stato fa ad alcuni operatori finanziari, questi non dovrebbero esserne molto contenti. Ma allora perché si crede che per lo Stato la monetizzazione del debito sia tanto costosa? Poi c’è il solito mito secondo cui il debito pubblico dipende dalle banche centrali. Nel mondo reale il debito pubblico deriva dal fatto che lo Stato spende più soldi di quanto riceve tramite le tasse: la somma di tutti i deficit pubblici accumulati nel tempo, più tutti gli interessi accumulati sui debiti precedenti, determina il debito pubblico attuale. Tutto ciò non ha nulla a che fare con la moneta. Lo Stato può ridurre il costo del debito stampando moneta, cioè ricorrendo al signoraggio, ma questo genera inflazione nel lungo termine, perché la monetizzazione fa aumentare l’offerta di moneta, e quindi si cerca di limitare questo fenomeno, grazie all’Indipendenza delle banche centrali.

E ALTRI COMPLOTTI – Anche qui farò un esempio: se l’interesse è il 5%, e lo Stato fa 1,000 € di deficit ogni anno, il primo anno (partendo da un debito nullo) ha 1,000€ di debito (più 50€ di interessi), il secondo ha 2,000€ di debito, più due anni di interessi sui primi 1,000€, e un anno di interessi sui secondi 1,000€ di debito, e così via. Dopo dieci anni, trascurando l’interesse composto (cosa non particolarmente precisa in questo caso) lo stato avrà 10,000€ di debito per via dei deficit accumulati, e circa altri 5,000 € di debito per via degli interessi accumulati (50€ ogni anno per ogni 1,000€ di debito). Il video aggiunge alle innumerevoli baggianate associate alla teoria una novità pazzesca: Bankitalia e Banca d’Italia non sono la stessa cosa, perché la prima è privata e la seconda è pubblica (in realtà ovviamente Bankitalia è il nomignolo ufficioso di Banca d’Italia). Un’assurdità del genere non l’avevo ancora sentita, e dire che pensavo di essere esperto in materia. C’è infine una nuova teoria delle crisi economiche: un piccolo gruppo di cospiratori compra un sacco di azioni con soldi stampati dal nulla, poi altrettanto improvvisamente questi limitano le spese per far crollare i titoli, e infine ricomprano tutto a prezzo scontato: i cospiratori sono le banche che creano credito. Nel mondo reale le banche durante la crisi, anziché espandere il loro controllo sul mercato, falliscono: purtroppo lo Stato corre loro in aiuto, e quindi le banche fanno cose stupide perché sanno di non doverne pagare i costi. La teoria precedente, ben lungi dall’essere così sofisticata, vuole spiegare boom e recessioni in base ad una strategia di un gruppo di cospiratori, anziché come risultato di dinamiche economiche quali la politica economica, l’innovazione finanziaria e tecnologica, i flussi di capitale internazionale, come fanno gli economisti seri. L’idea che tutte le dinamiche sociali siano l’esito consapevole delle strategie di cospiratori onniscienti e onnipotenti è alla base di molti cospirazionismi (e anche di buona parte del pensiero politico socialista e utopista, se si vogliono cercare i padri intellettuali nobili di queste baggianate).

ATTENTI AL SIMEC! – Mi spiace poi per il prof. Giacinto Auriti se lo Stato è molto geloso del suo potere di emettere moneta, ma il motivo è semplice: è lo Stato, in primis, che ci guadagna. È vero che la finanza è iper-regolamentata per evitare la concorrenza, anche la concorrenza di cose risibili come i SIMEC, ma questo è vero per la finanza quanto per ogni altra attività produttiva: lo Stato padrone decide chi deve produrre e chi no, per favorire questa e quella lobby. Si chiama politica democratica, non ha nulla a che fare con il credito, se non per il fatto che i mercati finanziari sono uno dei tanti mercati distorti dallo Stato, e le società finanziarie sono una delle tanti lobby che, attaccate alla mammella dello Stato, estorcono privilegi a danno del resto della società. Non c’è nulla di speciale: che una lobby sia di banchieri o di tassisti, la logica politica è la stessa. Infine, c’è il ministro Tremonti che, per giustificare un po’ di Stato in più (lui ha potere, quindi più Stato c’è e meglio è per lui) sembra dire qualcosa di simile ai signoraggisti in un’intervista. In realtà quel che dice il ministro è semplicemente che la crisi del 2007 è una crisi del “sistema bancario ombra”, cioè dell’insieme di intermediari finanziari che, parallelamente alle banche commerciali (e in stretti rapporti con esse) crea mezzi di pagamento non-monetari per finanziare le imprese . In sostanza, Tremonti dice che la crisi è stata bancaria, cioè che le banche (rectius, le banche del sistema ombra, che non sono banche in senso proprio perché non hanno depositi a vista) sono state ad un passo dal fallimento. Che poi il ministro chiami la moneta di Stato (cioè la base monetaria, che tra l’altro secondo i signoraggisti dovrebbe essere privata) “buona” è solo perché a Tremonti piacciono le frasi ad effetto, indipendentemente dal loro contenuto. La citazione di Allais, poi, è probabilmente completamente fuori contesto: Allais sembra dire che se lo Stato stampa moneta per finanziare i propri debiti non si comporta diversamente da un qualunque contraffattore, e la cosa è ovviamente indiscutibile. La monetizzazione è una tassa che lo Stato impone ai propri cittadini, spesso senza che questi se ne accorgano.

E’ BELLO AVERTI QUI – Finalmente la teoria del signoraggio è finita nel novero delle teorie da TV spazzatura, insieme ad alieni, Atlantide, fenomeni paranormali, e UFO. L’intervista a David Icke, un tizio che crede che una razza aliena di rettili controlli il mondo, è un abbinamento perfetto: mito per mito, mito al quadrato. Per non sbagliare, comunque, si potrebbe impostare la linea difensiva sulla semi-infermità mentale. O almeno è probabile che questo sosterranno i loro avvocati, se e quando qualcuno deciderà di perseguirli per quello che sembrerebbe profilarsi come un’ipotesi di reato: spacciare un’enorne e conclamata cazzata contabile come il signoraggio nella versione complottista per informazione o – peggio! – intrattenimento meriterebbe una class action da parte di qualche lungimirante associazione dei consumatori, che potrebbe oppure ricorrere all’autorità delle Telecomunicazioni: magari ci sono gli estremi, chi lo sa? Loro possono salvarsi attribuendo la colpa tutta a Internet. Che li ha plagiati perché nella redazione di Mistero li mettono ai lavori forzati davanti al computer. E’ stato il web, su. Difendetevi così. Magari trovate pure un fesso di giudice che ci crede.

(ha collaborato Alessandro D’Amato)

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