Cosa succederà al mondo nei prossimi 12 anni

La recessione rimarrà, l’austerità proseguirà e il futuro dell’euro sarà ancora in dubbio. I prossimi 12 anni saranno molto difficili per l’economia europea, mentre nel mondo si registrerà una frenata della Cina, che permetterà agli Stati Uniti di rimanere ancora il paese di riferimento a livello mondiale, anche grazie al primato incontrastato del dollaro.

 

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RIDUZIONE DELLE DIVERGENZE – Wolfgang Münchau, uno dei fondatori del Financial Times Deutschland, illustra in un’analisi quale sarà l’evoluzione dell’economia mondiale nei prossimi 12 anni. Questo lasso di tempo è stato scelto perché per 12 anni Münchau ha scritto sul Financial Times Deutschland, quotidiano finanziario che tra due giorni chiuderà, purtroppo. “La Germania si dovrà adattare, perché il nostro modello economico, che si basa su continui surplus nella bilancia commerciale, è sostenibile come un pianeta che si riscalda di un grado ogni dieci anni”. E’ questa la profezia di Wolfgang Münchau per quanto riguarda l’economia più importante dell’area euro. L’adattamento tedesco avverrà in due modi: il primo, il meno probabile, sarebbe la rottura dell’unione monetaria, che porterà ad una forte rivalutazione della valuta tedesca, che ridurrà in modo significativo i surplus commerciali della Germania. La seconda via invece saranno le perdite finanziarie, che si verificheranno tramite l’aumento dei trasferimenti verso la periferia dell’unione monetaria, oppure in modo più secco, con il taglio dei crediti concessi ai paesi in crisi.

EURO E GRECIA A RISCHIO – Secondo Wolfgang Münchau il futuro dell’euro rimane comunque a forte rischio, e i prossimi anni saranno molto problematici per l’intero Vecchio Continente, soprattutto per la Grecia. Per Atene il momento della verità sarà tra due anni, quando le riforme imposte dalla Troika saranno esaurite, e l’avanzo primario dovrebbe iniziare a palesarsi. Allora si dovrà valutare se sarà più conveniente per il paese ellenico tagliare drasticamente il debito, oppure ridurlo in maniera minore e farlo uscire dall’unione monetaria. La seconda via appare di più facile realizzazione. Per il resto dell’eurozona però il futuro sarà altrettanto complicato. Per Wolfgang Münchau la sicurezza sulla permanenza della valuta unica nei prossimi dodici anni non esiste. Il compromesso sull’unione bancaria sarà raggiunto, ma come spesso si verifica a Bruxelles, sarà poco efficace. La Bce non otterrà i poteri di vigilanza che servono per prendere le decisioni giuste, ovvero chiudere le tante banche superflue che ci sono nel Vecchio Continente e rafforzare le rimanenti.

 

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VERSO UN DECENNIO PERDUTO – L’austerità europea proseguirà nel 2013, mentre dal 2014 in poi sarà allentata, l’anno in cui si dovrebbe concludere la recessione iniziata nel 2012. Per Wolfgang Münchau è impossibile valutare oltre l’andamento della congiuntura, ma le analogie col decennio perduto del Giappone sono sempre più numerose. “Una politica monetaria incerta, politiche fiscali pro cicliche, e un settore finanziario sempre più indebolito, ma difeso dalla politica. Siccome l’Europa, a differenza del Giappone, ha cancellato con il Fiscal Compact la necessaria flessibilità di bilancio, la prospettiva di un decennio perduto appare inevitabile”. La congiuntura internazionale, che si baserà essenzialmente sul rallentamento della crescita cinese, non permetterà poi all’Unione europea di godere dei benefici apportati dal boom economico dell’Impero di Mezzo.

 

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CINA RALLENTA – Per il columnist del Financial Times la Cina avrà incrementi della ricchezza nazionale nell’ordine dei cinque punti di Pil nei prossimi anni. Una riduzione significativa rispetto agli aumenti dell’economia asiatica degli scorsi anni. ” Finora i risparmiatori cinesi hanno sovvenzionato il loro export attraverso tassi di interesse troppo bassi , che hanno a loro volta sussidiato le banche. Quando cresceranno i tassi di interesse, i cinesi diventeranno più ricchi, i consumi incrementeranno ma gli investimenti caleranno. Questo è uno sviluppo salutare, ma con l’esaurimento dell’urbanizzazione significa che l’economia si normalizzerà su tassi di crescita simili al secondo dopoguerra europeo”.

SCENARIO GLOBALE – La buona notizia dal rallentamento cinese è la drastica riduzione di emissioni clima alternati, un calo che nessuna decisione politica potrebbe decidere. Secondo Wolfgang Münchau gli Usa manteranno il primato mondiale, sempre più relativo. Il dollaro rimarrà la valuta di riferimento, nonostante l’arrivo dell’inflazione. “Gli americani ridurranno i loro deficit, ma la via sostenibile all’abbattimento del debito sarà l’aumento dei prezzi. Tecnicamente questo può verificarsi attraverso un cambiamento della politica monetaria, ovvero fissando un obiettivo per la crescita nominale del Pil. La politica suggerita dall’esperto del Financial Times Samuel Brittan si imporrà a livello mondiale, visto che la maggior parte delle banche centrali l’adotteranno. Non nell’eurozona però, che seguirà eventualmente questo trend con il suo consueto ritardo”. Secondo l’ex direttore del Financial Times il capitalismo globale si trova ad un passaggio epocale. Dopo decenni di globalizzazione basata sulla maxi liquidità che agevolava il credito, ora si imporrà una nuova i cui contorni non ancora definibili, vista l’enormità del processo di riduzione del debito. “L’insicurezza sul futuro dominerà i prossimi anni”, conclude Wolfgang Münchau, che invita a prendere le sue previsioni con il necessario scetticismo. Un consiglio che condivido, vista l’epoca che stiamo vivendo, che sta spazzando via ogni ideologia, progressista, liberale o conservatrice.

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