Così l’Italia diventerà un deserto

Partiamo dall’esito finale, dalle previsioni infauste, da quel che secondo l’agenzia europea per il clima pronostica per il nostro continente e per il nostro paese: in una parola, desertificazione. L’Italia rischia, e rischia parecchio grosso, come d’altronde tutta l’area mediterranea e il nostro continente in un senso più ampio. Il climate change si abbatterà sull’Europa in maniera molto, molto violenta.

 

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SCENARI FUTURI – Trecento pagine di rapporto, cartine, grafici con proiezioni valide per i prossimi cent’anni. Il mediterraneo, una pentola d’acqua a bollire; le foreste del nord Europa, prive di valore; le coltivazioni, sempre più costose, con sempre più acqua necessaria per irrigarle. Fatica per far sopravvivere le regioni più meridionali del vecchio continente fra cui, ovviamente, anche l’Italia. Ecco come andrà a finire, secondo le proiezioni dell’agenzia europea.

Nell’area mediterranea: temperatura in crescita più della media europea, meno piogge, meno acqua, scomparsa di specie animali, desertificazioni, minori raccolti, maggiori incendi, più mortalità e più rischi di malattie tropicali. Ovviamente, caduta a picco del turismo estivo, e potenzialità addirittura per una ripresa di turismo invernale o in altre stagioni: come se l’Italia perdesse praticamente la metà del suo appeal, a parte dunque il made in Italy e l’agroalimentare di qualità – che verranno, analogamente, penalizzate. E Grist, uno dei media ambientalisti più veterani sullo scenario internet, fa presente proprio questo: “Se volete visitare Italia o Spagna, prenotate il volo”, più prima che poi, in effetti.

DANNI ECONOMICI – Come si vede dal grafico, ci saranno effetti negativi in tutte le zone europee: nelle aree più fredde, le temperature si alzeranno comunque, il clima si scalderà, le precipitazioni anche, ci sarà meno richiesta energetica per il riscaldamento e più rischio di inondazioni e di piene; nelle zone all’estremo nord avranno un aumento climatico “molto maggiore che l’intero pianeta” e le zone costiere dovranno fare attenzione all’aumento dei mari e ai cambiamenti di abitudine della fauna marina. Gli impatti del cambiamento climatico saranno ambientali ed economici in tutta Europa: e secondo lo studio europeo, saranno particolarmente pronunciati proprio nell’Europa mediterranea.

Si verificherà dunque un vero e proprio trasferimento di potenzialità economiche da zone come l’Italia e la Spagna a zone attualmente meno sfruttabili per certi mercati (come quelli agricoli), come, addirittura, la Scandinavia. I dati mostrano che il trend è già iniziato: negli ultimi 10 anni l’Europa ha sperimentato, in un decennio, le cinque più calde stagioni degli ultimi 500 anni.

EUROPA BOLLENTE – E man mano che passeranno gli anni, andrà sempre peggio. In questo grafico vediamo il progressivo aumento delle notti tropicali e dei giorni con caldo estremo nello spazio di un anno, in futuro.

Vediamo come nei prossimi anni la zona mediterranea si scalderà letteralmente, con addirittura 50 giorni con temperature superiori ai 35 gradi all’anno sul lunghissimo periodo; le piogge caleranno a picco sia in Spagna, che in Italia, che in Grecia (senza particolari sorprese, i tre paesi più colpiti dalla crisi economica);  il rischio di incendi salirà. Nelle regioni del sud d’Italia saranno necessarie quantità sempre maggiori d’acqua per irrigare le colture – parliamo di un decremento di acqua disponibile pari all’80% entro il 2071 e del 100% in alcune zone dell’entroterra spagnolo, il che ovviamente comporterà un calo delle colture nell’Europa del sud e un aumento dei tassi di raccolto nelle zone europee più a nord.

 

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