Il segreto delle creature che vivono senz’acqua

L’acqua è essenziale per la vita. O almeno è quello che ci viene detto. Alcuni organismi, a quanto pare, hanno però una notevole capacità di sopravvivere in condizioni di totale disidratazione. Tra questi ci sono i Rotiferi e i Tardigradi, tra le poche specie viventi che godono di questo privilegio. Proprio grazie agli studi e alle ricerche su questi organismi stiamo ponendo le basi per migliorare i vaccini e altri composti medici, così come conferma la BBC.

ANIDROBRIOSI– I tardigradi sono conosciuti – paradossalmente – anche come “orsi d’acqua”. Ma cosa sono? Nient’altro che microscopici organismi. Si trovano in grandi quantità tra gli interstizi di muschi, licheni, nelle lettiere di bosco e nei terreni prativi, dove conducono vita attiva solamente quando circondati da almeno un velo d’acqua. Per questo sono da considerare organismi acquatici, anche quando vivono sulle terre emerse. Godono però di una particolare capacità detta anidrobiosi: in pratica, possono resistere in vita anche in assenza dell’acqua stessa. Lo conferma John Crowe,  biologo presso l’Università di California, che ha studiato l’anidrobiosi per quattro decenni. “Si asciugano, ma non muoiono: possono rimanere in quello stato per decenni, e quando sono reidratati, tornano alla vita”.

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RESURREZIONE – Ovviamente, studiarli può portare notevoli vantaggi per la medicina. Gli scienziati e le start-up stanno infatti cercando di copiare i trucchi di queste creature per preservare i composti salvavita, come i vaccini, il DNA e le cellule staminali. Così, sperano di prolungare la durata di conservazione di queste sostanze: tanto da poter guadagnare giorni, mesi o addirittura anni, trasformando così la medicina in tutto il mondo.

ORGANISMI STRANI – All’inizio della sua carriera, Crowe si è messo allo studio degli orsi d’acqua e della loro notevole capacità di vivere disidratati. “Gli esseri umani non possono certo farlo, da qui è nata la mia curiosità”. Quando le nostre cellule si asciugano, si restringono e diventano vecchie, fino alla morte. Le proteine ​​al loro interno si aggregano insieme, causando danni irreversibili. Nel 1970, Crowe ha scoperto il segreto dela sopravvivenza di molti organismi anidrobiotici: è uno zucchero semplice conosciuto come trealosio. Non appena queste creature si asciugano, lo fabbricano. Lo zucchero sostituisce in tutto e per tutto le funzioni dell’acqua all’interno della cellula. Le proteine ​​della membrana cellulare che una volta erano legate all’acqua, si legano così allo zucchero stesso. In questo modo, si stabilizza la cellula: “Grazie al trealosio – spiega Crowe- le proteine ​​rimangono a destra (dove prima si trovavano nella membrana) e sembra che l’equilibrio si raggiunga di nuovo”

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UTILI ALL’UOMO? –  Non appena Crowe ha sviluppato la “teoria della sostituzione dell’acqua” con il trealosio, si è subito chiesto: “Potrebbe essere utilizzata anche per proteggere le cellule umane dai danni quando diventano essiccate?” Si è subito reso conto che le implicazioni biomediche potrebbero essere enormi. Si pensi, ad esempio, alla liofilizzazione (l processo utilizzato per disidratare e conservare tutti i tipi di prodotti deperibili, in particolare gli alimenti, ndr). Si potrebbe estendere la durata di conservazione delle piastrine, dei frammenti cellulari che circolano nel flusso sanguigno, nonché grandi vantaggi si potrebbero avere per le piastrine, le sostanze che favoriscono la guarigione delle ferite. Trasfusioni di piastrine potrebbero salvare la vita dei pazienti che soffrono di enormi perdite di sangue, nonché quelli sottoposti a chemioterapia o a certe procedure chirurgiche. Una svolta.

PIASTRINE E TREALOSIO– Necessario era capire come  disidratare le piastrine senza distruggerle. Complicato? In reatò bastava inserire lo stesso trealosio. Un compito che Crowe ha scoperto essere sorprendentemente facile. Tutto quello che doveva fare era riscaldare le piastrine  delicatamente e poi farle sedere in un bagno di soluzione di trealosio per molte ore, fino a quando lo zucchero si inseriva nella loro struttura. Una volta che le piastrine erano state caricate con il trealosio, Crowe le liofilizzava, trasformandole in una polvere secca. Una grande scoperta. Gli scienziati hanno infatti osservato poche anomalie sulle piastrine reidratate. In gran parte rispondevano come piastrine fresche: “Non sono ancora piastrine pienamente funzionali, ma siamo abbastanza vicini”, ha spiegato Crowe.

IL FUTURO – Le piastrine liofilizzate di Crowe possono essere conservate in modo sicuro e a temperatura ambiente per due anni: un drastico miglioramento rispetto ai tempi precedenti, ovvero circa cinque giorni. Adesso proseguono gli studi: Crowe si aspetta miglioramenti nel giro dei prossimi due anni. Se le piastrine supereranno le ultime prove, sarà tutta la medicina a poter esultare.

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