La fine dell’Aids è vicina?

Il sogno della prima generazione libera dall’Hiv potrebbe non essere più soltanto un miraggio. Lo confermano i numeri pubblicati nel programma UnAids delle Nazioni Unite. Le nuove statistiche per il 2012 mostrano infatti come il trend delle morti dovute alla malattia sia finalmente in calo.

I PROGRESSI – Certo, sono dati che vanno osservati in prospettiva, dato che resta comunque alto il numero dei malati. Anzi, si tratta di un record: sono 34 milioni le persone che hanno contratto il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) che causa la malattia. Ma questa volta si può essere ottimisti: l’aumento del numero dei malati corrisponde al calo dei decessi. Tutto sarebbe infatti legato alle maggiori possibilità e ai progressi nel campo della cura dell’Aids stesso. Sempre più persone riescono quindi a convivere con il proprio male. Non basta, ma è un primo passo.  Miglioramenti sono registrati anche nell’accesso ai farmaci che possono prevenire e curare l’Hiv.

NON BASTA – Risultati positivi, che non sono però ancora sufficienti: “Per arrivare all’obiettivo di cancellare le nuove infezioni da HIV, sono necessarie riduzioni sostanziali”, si legge nel rapporto.  Per raggiungere il grande sogno di dimezzare entro il 2015 la trasmissione sessuale della malattia, occorre con urgenza intensificare l’azione comune e aumentare gli investimenti per la ricerca. Non sono poche poi le voci critiche e le organizzazioni non governative che invitano a non cantare vittoria troppo presto: questo perché manca ancora un vaccino contro l’Aids e milioni restano le persone ancora senza cure. Senza contare poi come la crisi economica abbia diminuito drasticamente le donazioni.

 

I NUMERI – Il numero dei morti è sceso a 1,7 milioni nel 2011, in calo rispetto al picco di 2,3 milioni nel 2005 e agli 1,8 milioni del 2010.  Allo stesso modo è sceso di circa il 20 per cento il numero delle infezioni nell’ultimo anno: i nuovi malati si fermano alla soglia dei 2,5 milioni. Un segnale positivo in termini di prevenzione del male. Il merito va ricercato nel “successo storico” – così come viene definito nel report 2012 – riscosso in tutto il mondo dai programmi anti-Hiv, oltre all’emergere di nuove combinazioni di farmaci che impediscono alle persone di contrarre la malattia e morire a causa dell’AIDS. “Il ritmo del progresso sta accelerando: ciò che prima richiedeva un decennio viene ora realizzato in 24 mesi”, ha detto Michel Sidibé, direttore esecutivo di Unaids. “Questa è la dimostrazione che con la volontà politica possiamo raggiungere obiettivi comuni”, ha aggiunto.

MALE AFRICANO – Le cifre confermano come sia ancora l’Africa il continente più martoriato. Dal 1995, il trattamento farmacologico contro l’AIDS – noto come terapia antiretrovirale – ha salvato 14 milioni di vite nei paesi più poveri, di cui 9 milioni soltanto nell’Africa sub-sahariana. Ma i numeri del continente non sono ancora sufficienti, nonostante si registrino miglioramenti importanti sul tema della prevenzione. Per chi vive al di sotto del Sahara la situazione è ancora pesante: la regione è la più colpita, con quasi un adulto infetto ogni 20 persone. Quasi 25 volte il tasso presente in Asia. Nel rapporto si legge infatti come il calo più importante nel contagio si sia registrato tra i Caraibi e la stessa Africa sub-sahariana, dove le nuove infezioni sono diminuite del 25 per cento in un decennio. Nonostante questo, la regione africana rappresenta ancora il 71 per cento delle persone infettate di recente nel 2011. Altri 5 milioni di persone affette da HIV si trovano invece nel sud-est asiatico.

LEGGI ANCHE: In Grecia ritorna la malaria

LE SOLUZIONI – Sono circa 8 milioni le persone che utilizzano un trattamento con farmaci anti-AIDS: cifre venti volte superiori rispetto a quelle registrate poco meno di dieci anni fa. Le Nazioni Unite hanno fissato come obiettivo la soglia di 15 milioni entro il 2015.   L’agenzia ha sottolineato la necessità di aumentare gli sforzi, chiedendo nuovi investimenti e risorse per continuare la battaglia e debellare l’Hiv. Anche perché la tendenza a contrarre la malattia aumenta, invece, in altre regioni del mondo prima immuni. Dal 2001, il numero di nuove infezioni da HIV in Medio Oriente e Nord Africa è aumentato di oltre il 35 per cento, passando da 27.000 a 37.000.  Soltanto poco tempo fa era stato il segretario di Stato americano Hillary Clinton a confermare, di fronte ai 25 mila delegati delle Nazioni Unite riuniti a Washington – per la 19esima edizione del Convegno mondiale per la lotta all’Aids, ndr – l’impegno degli Stati Uniti. La promessa era stata quella di destinare 150 milioni di dollari ai paesi più poveri colpiti dall’epidemia. Adesso non resta che mantenerla.

LEGGI ANCHE:

Share this article