Il cuore fermo due ore per nove “bypass”

Avevano già capito che per salvare il cuore malato del paziente sarebbe stato necessario più di un “bypass”. Ma i chirurgi non potevano certo immaginare, prima dell’operazione, che ne servissero ben nove. Tanto da essere costretti a fermare l’attività cardiaca per due ore. Racconta l’intervento record Gabriella Ziani del Piccolo di Trieste.

LA PRIMA VOLTA – Quella a cui è stato sottoposto l’anziano triestino è stata un’operazione senza precedenti in Italia. Che per il Dipartimento Cardiovascolare della città è diventata un motivo di grande orgoglio. Ziani intervista Aniello Pappalardo, il direttore della Cardiochirurgia dell’ospedale triestino “Cattinara”:

«Il decorso è stato normale – racconta il direttore Aniello Pappalardo – una settimana di degenza, e il nostro paziente fa già una vita normale, libero dai sintomi di natura coronarica. Sappiamo di aver fatto un intervento che non ha precedenti in tutta Italia”

I DATI– La cardiochirurgia è certamente uno dei settori più all’avanguardia in città. E i numeri offrono conferme: “Ogni anno a Trieste – dove sono oltre 30 mila gli anziani sopra i 75 anni – vengono diagnosticati 119 casi di insufficienza mitralica e 319 gravi restringimenti della valvola aortica”, spiega Gianfranco Sinagra, direttore della Cardiologia. “Operiamo circa 80 persone all’anno con patologia mitralica e 160 con patologia della valvola aortica”. Soltanto nel 2010 e 2011 sono stati operati 140 ottuagenari, con un incremento rispetto al biennio 2007-2008. In particolare, le operazioni di “bypass” (l’intervento cardiochirurgico più frequente, che permette di superare l’ostruzione di un condotto vascolare ostruito in modo parziale o totale, ndr) sono state 300, su un totale di 550 interventi cardiaci complessi.

MORTALITÀ INFERIORE – A Trieste si preferisce agire  soprattutto su arterie «che garantiscono un miglior risultato nel lungo periodo”, conferma Pappalardo. Una differenza rispetto alle operazioni effettuate nel resto del mondo: in Europa ci si ferma al 15% dei casi, negli Usa al 10%. Inferiore anche la mortalità: “Da noi è del 2%, contro il 3% in Italia”. Continua Ziani:

Se l’intervento eccezionale fa notizia, la quotidianità è intessuta di cuori salvati, come certifica anche Gianfranco Sinagra, direttore della Cardiologia. Così l’anziano con molte patologie per il quale un intervento operatorio è sconsigliato trova altre tecniche, “percutanee”, e dunque non invasive, perfino per sostituire la valvola aortica. «Nel 2002 questi interventi erano sperimentali – spiega Sinagra -, dal 2009 ne abbiamo fatti 48 su pazienti ultra ottuagenari con ottimi risultati”

ECCELLENZA – Dal 2012 il Dipartimento cardiovascolare è uno tra i pochi in Italia ad aver eseguito interventi non invasivi per insufficienza valvolare mitralica. Un’offerta di qualità, che ha incrementato il numero dei pazienti che si rivolgono a Trieste.

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