La Bestialità è un orientamento sessuale?

Jesse Bering dalle colonne di Scientific American si chiede se è realmente possibile per una persona normale e sana sviluppare una vera e propria preferenza sessuale per delle specie non umane e se questo amore debba essere considerato legale.

Una analisi piuttosto interessante sulla zoofilia – termine preferito dagli aficionados – viene fuori dalle pagine di Bering in mind dove lo psicologo e ricercatore della Queen’s University di Belfast medita su alcuni degli aspetti più oscuri del comportamento umano di tutti i giorni. Fare sesso con gli animali è spesso considerato un modo “per ragazzi adolescenti di provare fin dove ci si può spingere” (come puntualizzano alcuni infermieri psichiatrici , che si occupano di reati a sfondo sessuale). Bering scrive: “Per alcune persone, fare sesso con i propri animali ‘amanti’ può rappresentare più di una semplice sostituzione del fare sesso con l’uomo con la cosa migliore più prossima. Per alcuni di loro, il sesso con specie non umane è la cosa migliore”. Né a tutti i zoofili si può adattare lo stereotipo del “senza una donna, solo in fattoria, e poco istruito”, perché da quello che si apprende da alcune ricerche, alcuni sono istruiti, vivono in città e sono anche sposati. Bering cita appunto il caso di un “quarantasettenne, alto funzionario che ha raggiunto il suo MD ( Managing Director ) all’età di ventotto anni e apparentemente maschio equilibrato” al quale è capitato di amare i cavalli: “Crescendo nella mia adolescenza la mia idea del sesso era diversa da quella che doveva essere. Guardavo i cavalli nello stesso modo in cui altri ragazzi guardavano le ragazze. Guardavo i film di cowboy per catturare scorci di visioni di cavalli. Guardavo le immagini di cavalli in biblioteca. Tutto questo prima che arrivasse Internet e mi sono sentito totalmente isolato. Ero un ragazzo di città e non avevo mai visto un cavallo da vicino, mai toccato o annusato uno. Nessuno nella mia famiglia aveva alcun contatto con i cavalli, ma per me, hanno rappresentato una potente attrazione, meravigliosa, e, sì, anche-e soprattutto-sessuale”.

NAUSEA – Se alcuni esseri umani sono, infatti, sessualmente orientati verso i cavalli, cani o altri animali non-umani (come puntualizza Bering visto che anche gli uomini sono considerati una specie animale), dovrebbe essere loro consentito di portare a termine i loro desideri? Bering ammette un qualche tipo di disgusto su questo punto, ma è aperto anche al punto di vista degli zoofili. E scrive: “Se alcuni di essi senza scrupoli attirano il mio amato cane, Uma, con una striscia di pancetta nel retro del loro furgone, bene, l’inferno non si scatenerà se la fanno tornare scodinzolando. Ma questo è per lo più solo un riflesso moralizzatore che c’è in me. Parole come “pervertito” e “innaturali” hanno tutta la profondità teorica di un ditale. Razionalmente, è giusto mettere in discussione la nostra avversione viscerale per il sesso interspecie. E aver avuto un orangutan che spingesse bruscamente il suo pene nel mio orecchio, o più cani che tentassero di montare la mia gamba, mi può portare a pensare che non è solo da esseri umani il rischio di fraintendimento di interesse sessuale in altre specie”.

COME PEDOFILI? – Questa ultima parte, però, è fondamentale. Disgusto non è un buon motivo per vietare una pratica sessuale (la filosofa Martha Nussbaum di recente ha sostenuto che il disgusto irragionevole è alla radice dell’omofobia), ma la mancanza di consenso potrebbe rappresentarlo. E l’argomento che gli zoofili portano avanti, quando affermano che gli animali sono disponibili è un po’ come la scusa di un pedofilo che dice che le sue vittime lo amano davvero. Non necessariamente ha senso paragonare gli animali ai bambini – e descrizioni del tipo “intelligente come un bambino di quattro anni” ignorano le differenze complesse tra i cervelli di diverse specie – ma in entrambi i casi, è nell’interesse dell’aggressore sessuale quello di interpretare tutti i tipi di comportamento come consenso quando è chiaro che non può esserci nessuna intesa. E poiché gli animali non umani non parlano linguaggi umani, è piuttosto impossibile determinare le loro intenzioni reali. Come attesta l’attivista degli orsi Timothy Treadwell ( e come riportato in Grizzly Man  di Werner Herzog), gli esseri umani che affermano di capire i processi mentali degli animali soffrono spesso di grande arroganza. E mentre la maggior parte degli zoofili accusano di “specismo” tutti coloro che vogliono negargli il loro piacere sessuale, forse si stanno impegnando nel massimo dell’ eccezionalismo umano, ritenendo che, nella loro infinita saggezza, già sanno che cosa vogliono gli altri animali.

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