Chiudiamo i porti!

14/11/2019 di Enzo Boldi

No, cari sovranisti (chiamiamoli così) della prima (o dell’ultima) ora. Non parliamo di esseri umani a cui precludere l’ingresso nel Bel Paese dopo esser fuggiti da guerre, carestie e campi di detenzione che hanno messo i piedi in testa ai loro diritti. Parliamo di droga, una montagna di droga che sbarca continuamente nei nostri porti e che poi viene immessa nel mercato dello spaccio. Come nel caso di Gioia Tauro dove, nella notte, è stata sequestrata una tonnellata di cocaina che, una volta tagliata, avrebbe fruttato un bottino da 250 milioni di euro. Il tutto nascosto tra i caschi di banane.

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I porti. Quelli che dovevano essere chiusi – secondo l’idea di qualche politico che ha deciso di cavalcare il colpevolismo a prescindere di quegli esseri umani -, sono stati sempre aperti all’arrivo di sostanze stupefacenti da tutto il mondo. Cocaina pura, in attesa di essere tagliata per poi terminare nelle mani dei pusher e alimentare un mercato – quello della droga – che prolifera inesorabilmente.

La tonnellata di cocaina sequestrata a Gioia Tauro

E l’Italia, come spesso capita per la sua posizione nel bel mezzo del Mediterraneo, i porti italiani (come quello di Gioia Tauro) diventano il punto di approdo di questi carichi. La tonnellata di cocaina sequestrata dai Carabinieri del Ros, dalla Guardia di Finanza e dai funzionari dell’Europol, era destinata alla Germania ed era partita dal Sudamerica. Un trucco non nuovo: spesso e volentieri, infatti, le nostre forze dell’ordine trovano queste amare sorprese celate nei posti e tra i carichi più disparati.

I porti devono essere chiusi, ma alla droga

Ma in pochi si indignano. Pochissimi rispetto a tutte quelle persone che protestano, insultano, inveiscono e vomitano odio quando si parla di porti aperti a quei migranti che fanno viaggi della speranza per cercare una vita migliore. Poi, ovviamente, anche tra loro ci sono alcune mele marce. Ma il tasso di incidenza è molto più basso rispetto a quello che si vuole far credere. O che fa comodo far credere. Ma ci sono le priorità: porti chiusi e porti aperti, il classico balletto della politica populista che va su di giri, ma solo su certi argomenti.

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