Bruno Contrada e le sue troppe ambiguità

13/10/2012 di Maghdi Abo Abia

Raramente la libertà di un uomo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ha creato tanto scalpore, ma quest’uomo si chiama Bruno Contrada, ed allora le cose cambiano notevolmente.

IL PROCESSO – Il funzionario, già numero tre del Sisde, oggi Asi, ha lasciato la sua abitazione di Palermo venerdì mattina, alla scadenza dei 10 anni di reclusione figli della condanna da lui sempre ritenuta infamante, sotto tutti i punti di vista. Nella stessa casa venne arrestato il 24 dicembre 1992, la vigilia di Natale, a seguito di varie dichiarazioni rilasciate da alcuni “pentit”, tra cui Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo, Salvatore Cancemi. Il primo processo ebbe inizio il 12 aprile 1994 e si concluse oltre un anno e mezzo dopo, nel gennaio 1996, quando il Pubblico Ministero Antonio Ingroia chiese 12 anni di carcere.

L’ASSOLUZIONE – Il 5 aprile arrivò la condanna: 10 anni di carcere con tre di libertà vigilata. Come spesso avviene, la sentenza venne ribaltata in appello, con tanto di assoluzione con formula piena. Era il 4 maggio 2001. Un nuovo ribaltone arrivò il 12 dicembre 2002, quando la Cassazione annullò la sentenza di appello ordinando un nuovo processo da tenersi davanti ad una diversa sezione della Corte d’Appello, la quale il 26 febbraio 2006 confermò la sentenza di primo grado, quindi 10 anni di carcere ed il pagamento delle spese processuali.

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