Com’è la vita nel braccio della morte

Rifarsi una vita, liberarsi dai ricordi, scrivere un libro, che fare in un caso del genere?

LA STORIA- Nel 1994 Damien Echols e due suoi amici, Jason Baldwin e Jessie Misskelley, furono condannati ingiustamente per aver ucciso tre bambini di otto anni in quello che l’accusa qualificò come un rituale satanico. Echols fu condannato a morte, gli altri due all’ergastolo. Oggi sono liberi perché in loro soccorso è giunto il team legale dell’associazione che si occupa della revisione dei processi che appaiono ingiusti o macchiati da irregolarità.

L’ACCORDO – I tre, che divennero famosi come “il trio di Memphis“, hanno raggiunto un accordo con la procura, che per il diritto italiano è sicuramente inconcepibile, con il quale si dichiara nullo il processo per omicidio, restano le condanne per reati minori e la pena è compensata con quanto già trascorso in carcere e il resto della pena è sospesa. Potrà essere riattivata se i tre commetteranno altri crimini. L’accordo è buono soprattutto per l’accusa, ma alla difesa ha risparmiato altri anni di galera in attesa di una migliore definizione della faccenda, meglio la libertà e la rinuncia a chiedere risarcimenti che trascorrere altri anni in carcere.

 

LEGGI ANCHE:  Quelli salvati dal carnefice con il dna

 

IL RACCONTO – Echols ora ha scritto un libro e rilascia interviste sulla sua esperienza nel braccio della morte. Un testo che a giudicare dalle interviste non riserva grandi sorprese o storie incredibili, ma solo riflessioni sui morti passati per quelle stanze e il racconto dell’esperienza di Echols, le piccole storie del carcere e dei suoi ospiti involontari, con uccellini, topi, gatti e persino serpenti che immediatamente erano adottati dai carcerati come animali da compagnia non appena varcavano le mura della  Tucker Maximum Security.

NEMMENO LE SCUSE – I momenti belli di un carcerato nelle sue condizioni, come quando rimase unico ospite di un intero piano e per qualche mesi si godette televisione e telefono tutti per lui o la gioia che può rappresentare una finestra con vista, come quella che per mesi lo ha tenuto impegnato a osservare un recinto di cavalli vicino al carcere. Momenti che ora spera di monetizzare, perché per i 17 anni trascorsi ingiustamente in galera non riceverà risarcimenti o scuse, per la legge è solo un criminale che ha goduto di uno sconto di pena.

LEGGI ANCHE: 

Share this article