Ilva, lo studio che dimostra che a Taranto si muore prima

La mortalità a Taranto per tutte le cause aumenta dell’8-27% (a seconda dei quartieri), i tumori maligni del 5-42%, le malattie cardiovascolari del 10-28%, e le malattie respiratorie dell’8-64%. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, con i dati della perizia epidemiologica per il gip del Tribunale di Taranto.

LO STUDIO – Il lavoro si chiama “Studio di coorte sulla mortalità e morbosità nell’area di Taranto ed hanno partecipato Francesca Mataloni, Massimo Stafoggia, Ester Alessandrini, Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario del Lazio, Maria Triassi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Annibale Biggeri dell’unità di biostatistica dell’università di Firenze. Spiegano gli autori:

E’ stato possibile condurre uno studio retrospettivo di coorte grazie alla disponibilità dei dati anagrafici, alla geocodifica dell’indirizzo di residenza all’inizio del follow-up e al linkage con dati di mortalità e ricovero ospedaliero. 

Lo studio mostra un aumento della mortalità e delle ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio, cardiovascolare e per tumori nei quartieri più vicini alla zona industriale anche dopo aver tenuto conto dei differenziali sociali.

L’area diTaranto è stata oggetto di diversi studi per la presenza di numerosi impianti industriali e di cantieristica navale. Sono stati documentati per l’intera città di Taranto eccessi di mortalità e incidenza di patologie tumorali.Tuttavia – spiegano gli autori –  non sono disponibili analisi epidemiologiche per le diverse aree geografiche della città che abbiano tenuto conto dell’importante effetto di confondimento della stratificazione sociale.

I RISULTATI – L’obiettivo della ricerca è fornire, attraverso uno studio di coorte, un quadro di mortalità e ospedalizzazione delle persone residenti nei Comuni di Taranto,Massafra e Statte, in particolare dei residenti nei quartieri più vicini ai complessi industriali, dopo aver tenuto conto del livello socioeconomico:

Utilizzando gli archivi anagrafici comunali è stata arruolata la coorte delle persone residenti al 01.01.1998, o successivamente entrate fino al 2010, nei tre comuni della zona. A ogni individuo della coorte è stato attribuito il livello socioeconomico (per sezione di censimento) e il quartiere di residenza sulla base della geocodifica degli indirizzi all’inizio del follow-up. Sono stati calcolati i tassi di mortalità e ospedalizzazione per quartiere, standardizzati per età. L’associazione tra le esposizioni di interesse (quartiere e livello socioeconomico) e mortalità/morbosità è stata valutata attraverso modelli di Cox, aggiustati per età e periodo di calendario, separatamente per maschi e femmine.

e quindi:

la coorte è composta da 321.356 persone (157.031 maschi, 164.325 femmine). L’analisi per livello socioeconomico ha messo in evidenza un differenziale rilevante per entrambi i sessi per mortalità/morbosità totale, cardiovascolare, respiratoria, malattie dell’apparato digerente, tumori (in particolare stomaco, laringe, polmone e vescica) con eccessi nelle classi più svantaggiate. Anche dopo aver tenuto conto del livello socioeconomico, sono emersi tassi di mortalità e ospedalizzazione più elevati per alcune patologie per i residenti nelle aree più vicine alla zona industriale: quartieri dei Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli e Lido Azzurro), Borgo, Paolo VI e il comune di Statte. I risultati di questo studio mostrano un’importante relazione tra stato socioeconomico e profilo sanitario nell’area di Taranto. Dopo aver tenuto conto di tale effetto, i quartieri più vicini alla zona industriale presentano un quadro di mortalità e ospedalizzazione più compromesso rispetto al resto dell’area studiata.

LA GIORNATA DI CLINI – Intanto il ministro Corrado Clini, dopo la querela annunciata ad Angelo Bonelli dei Verdi, ha risposto alle critiche: “Sui dati sanitari di Taranto non c’e’ nulla di segreto,nulla di nascosto”,  dice il responsabile dell’Ambiente.”L’unica cosa evidente e’ che si stanno manipolando con grande spregiudicatezza dati incompleti e si sta creando una pressione sulla popolazione e sulle autorita'”.’Abbiamo bisogno di responsabilita'” precisa. ” Non c’e’ nessuno oggi che puo’ dire che c’e’ una relazione causa-effetto sulle attivita’ industriali attuali dell’Ilva e lo stato di salute della popolazione -ha detto Clini a Radio Anch’io su Radio 1 -. Abbiamo bisogno di trasparenza e responsabilita'”.

FERRANTE E LA PROCURA – “Sul piano che noi abbiamo presentato alla Procura della Repubblica, che e’ un piano di investimenti imponente che riguarda soltanto i primissimi interventi da attuare immediatamente e che ammonta a 400 milioni di euro, la Procura non si e’ ancora pronunciata, sta esaminando con i tecnici il nostro piano che si muove in linea con il provvedimento del Tribunale del riesame, del quale non abbiamo chiesto la notifica”, ha invece annunciato l’amministratore delegato dell’Ilva, Bruno Ferrante, ai microfoni di Radio Anch’io, riferendo a proposito dell’incontro avuto ieri con i custodi giudiziari dell’impianto. Per il provvedimento del Tribunale del riesame, Ferrante ha chiarito: “abbiamo detto soltanto che per raggiungere determinati obiettivi, che sono tutela della salute e dell’ambiente, salvaguardia degli impianti e dei posti di lavoro, noi dobbiamo esprimere un minimo di capacita’ produttiva che faccia sintesi tra questi elementi”. Quanto alla politica perseguita dall’azienda in questi anni, l’ad di Ilva ha ricordato che ” abbiamo fatto tanto in questi anni, investendo oltre 4 miliardi di euro in adeguamento tecnologico.
Altre risorse bisognera’ investire. Credo che la strada di collaborazione e condivisione dei problemi, che vuole tenere insieme tutela della salute ma anche dei posti di lavoro, avviata dal Governo – ha concluso – sia quella giusta”.

QUARTIERI –Fra i dati sulla mortalita’ e morbilita’ nell’area tarantina sono emersi tassi di mortalita’ e ospedalizzazione piu’ elevati, per alcune patologie, per i residenti nelle aree piu’ vicine alla zona industriale: quartieri dei Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli e Lido Azzurro), Borgo, Paolo VI e il comune di Statte. Soprattutto a Tamburi e Paolo VI – quartieri limitrofi all’Ilva – si registra un eccesso di ricoveri che dal +20% raggiunge anche il +400%. Una percentuale impressionante, anche se legata a un numero ristretto di ricoveri: 33 per pneumoconiosi, malattia provocata da inalazioni di polveri. Ma l’eccesso del tasso di ospedalizzazione, anche se in percentuali minori, riguarda un po’ tutte le patologie: dalle malattie cardiovascolari ai tumori maligni, dalle infezioni delle vie respiratorie alle malattie dell’apparato digerente. Numeri che vanno purtroppo di pari passo a quelli legati alla mortalita’: ad esempio, nella zona Paolo VI si registra, tra i maschi, un eccesso di mortalita’ per tumori maligni pari al 42%.

DATI –  L’analisi prende in riferimento tre periodi: 1998-2001, 2002-2005, 2006-2010. La coorte e’ composta da 321.356 persone (157.031 maschi, 164.325 femmine). “L’84,9% dei soggetti – riferisce lo studio – era gia’ presente al 1 gennaio 1998 e il 39,1% abitava nella stessa residenza del reclutamento da piu’ di 20 anni. L’indagine ha messo in evidenza un differenziale rilevante per entrambi i sessi per mortalita’/morbilita’ totale, cardiovascolare, respiratoria, malattie dell’apparato digerente, tumori (in particolare stomaco, laringe, polmone e vescica) con eccessi nelle classi piu’ svantaggiate. Anche dopo aver tenuto conto del livello socioeconomico, sono emersi tassi di mortalita’ e ospedalizzazione piu’ elevati per alcune patologie per i residenti nelle aree piu’ vicine alla zona industriale: quartieri dei Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli e Lido Azzurro), Borgo, Paolo VI e il comune di Statte”.

TERRE DI NESSUNO – “L’analisi per quartiere – spiegano i ricercatori – e’ basata sull’ipotesi che quelli situati vicino all’area industriale siano caratterizzati da un livello di inquinamento atmosferico piu’ elevato”. E i risultati sembrano dar manforte a questa ipotesi. “Anche dopo aver considerato i determinanti sociali,Tamburi (Tamburi, Isola, PortaNapoli, Lido Azzurro), Borgo, Paolo VI e Statte hanno mostrato una mortalita’ totale piu’ elevata (in particolare Tamburi e Paolo VI per entrambi i sessi) rispetto al riferimento”. “Il differenziale maggiore nei maschi e’ stato osservato a Paolo VI, con eccessi importanti per tumori maligni (+42%), tra cui il pancreas e il polmone,malattie cardiovascolari, respiratorie e del sistema digestivo. Nel quartiere Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli, Lido Azzurro) si e’ riscontrato un eccesso di tumori maligni nei maschi (specie la prostata) e di malattie cardiovascolari, in particolare l’infarto del miocardio. Nelle donne residenti a Paolo VI, gli eccessi sono dovuti alle patologie tumorali, in particolare del fegato, e alle malattie cardiovascolari e dell’apparato digerente”. Dati impressionanti anche per quanto riguarda i ricoveri. I numeri sulla mortalita’ hanno infatti trovato sostanziale conferma in quelli legati ai ricoveri. “L’analisi – si legge – indica Tamburi (con Isola, Porta Napoli, Lido Azzurro) e Paolo VI come i quartieri in cui lo stato di salute della popolazione e’ piu’ compromesso, con eccessi compresi tra 20% e il 400% (pneumoconiosi nel quartiere Paolo VI) rispetto alle altre zone della citta'” “Anche tenendo conto degli effetti della stratificazione sociale – scrivono i ricercatori – la situazione sanitaria in termini di mortalita’ e ricoveri ospedalieri non e’ risultata uniforme nella citta’. In particolare, tassi piu’ elevati sono stati osservati nei quartieri Paolo VI e Tamburi (Tamburi, Isola, Porta Napoli, Lido Azzurro). Gli eccessi sono dovuti ai tumori, alle malattie cardiovascolari e respiratorie. E’ da sottolineare che una quota dei residenti in studio, specie nel quartiere Paolo VI, e’ stata occupata nelle aziende dell’area industriale; questa potrebbe essere una possibile spiegazione per alcuni eccessi di mortalita’/morbosita’ riscontrati (per esempio, negli uomini, per pneumoconiosi e tumore della pleura). (Adnkronos salute)

Il documento integrale dello studio è qui.

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