Pagare con il telefonino: come funziona?

E’ in elaborazione sempre più frenetica il cosiddetto Decreto Sviluppo seconda parte, ovvero decreto Sviluppo 2. Molte sono le misure che, a quanto si sa, il decreto dovrebbe ospitare – fra cui la norma sulle antenne e sulle reti che impedirebbero ai condomini di avere voce in capitolo sull’installazione di nuove trasmittenti e riceventi. Una delle disposizioni, ancora teoriche e da confermare come dicevamo, è quella che istituirebbe una soglia massima per i pagamenti in contanti.

UNA NUOVA STRADA – Il governo vuole frenare l’illegalità e garantire la tracciabilità del denaro italiano. Il piano potrebbe essere quello di impedire qualsiasi pagamento in contanti per importi superiori ai 50 euro: una decisione che sta già facendo discutere, visto che gli esercenti in campo sostengono, invece, che la strada sia l’abbassamento delle commissioni.

Secondo la ConfCommercio, infatti, se nei negozi molto spesso i negozianti rifiutano l’accesso alla moneta elettronica è proprio a causa delle ingenti commissioni necessarie. Sia come sia, la norma “tagliola” sui contanti potrebbe presto essere realtà: e gli italiani, storicamente affezionati al contante, potrebbero presto vederselo limitato in maniera più che rilevante.

SMARTPHONE – Diventeremo, forse, un paese pieno di carte di credito e di bancomat, più di quanto già non siamo? Forse. La realtà è che potrebbe non essere affatto necessario; perché basterebbe sfruttare una rete già esistente, come è successo per il tramonto (forse momentaneo) delle tecnologie WiMax, surclassate dai mobile ad alta velocità. Basterebbe prendere in considerazione l’immane numero di telefonini cellulari che gli utenti italiani utilizzano. Secondo l’osservatorio Mobile Payment che lavora presso il Politecnico di Milano, “l’85% della popolazione italiana ha un cellulare e 1 italiano su 3 ha uno smartphone”. Attrezzando a dovere gli esercizi e i negozi italiani con la giusta tecnologia, per praticamente tutti gli abitanti del nostro paese il telefonino cellulare potrebbe diventare più di un bancomat, più di una carta di credito.

IL BOOM – Sono le tecnologie Mobile Payment che in giro per il mondo stanno avendo un momento di felice sviluppo. Riporta l’Avvenire in un recente servizio che “secondo un’indagine americana realizzata dall’istituto demoscopico Pew Research Center e dalla Elon University”, questo, ” i pagamenti via Internet o attraverso il telefonino troveranno una larghissima diffusione entro il 2020. La società di ricerche di mercato Gartner prevede che i pagamenti via cellulare sorpasseranno a livello mondiale i 171,6 miliardi di dollari nel 2012, con un incremento del 61,9% rispetto all’anno prima, mentre saranno 212,2 milioni le persone che effettueranno transazioni in mobilità (nel 2011 erano poco più di 160 milioni)”. Insomma, un vero e proprio boom, trainato dallo sviluppo tecnologico, dalla diffusione delle infrastrutture e dalla comodità di queste tecnologie: e in Italia “in tre anni il valore delle operazioni potrebbe raggiungere i 14 miliardi di euro, cioè aumentare di 20 volte rispetto a oggi”.

PRIMI PASSI – Il mercato è ghiotto e le possibilità sono diverse. In qualche caso, sono attive già in Italia: per esempio, a Firenze il biglietto si può pagare attraverso un Sms. Nella metropolitana di Milano è attiva la sperimentazione di Telecom Italia per il pagamento del biglietto via telefono. Ma la maggior parte delle applicazioni e dei servizi già esistenti, anche in Italia, hanno bisogno di una connessione con un dispositivo finanziario, dunque una banca, una carta di credito o ricaricabile. Ad esempio Vodafone sta regalando già da qualche tempo a tutti i suoi nuovi abbonati una carta SmartPass accoppiata con il telefonino: è in sostanza una carta di credito che si ricarica come uno smartphone, in tabaccheria, e che consente di fare acquisti in modalità contactless, di cui parleremo fra un minuto.

NFC – La vera rivoluzione arriverà, però, quando sarà possibile usare il telefonino come una carta di credito, in maniera diffusa e generalizzata, superando le poche, limitate, sperimentazioni attuali. Google Wallet, l’applicazione e servizio della grande casa di informatica, in questo è pioniera. Si tratta in sostanza di un “serbatoio” delle proprie carte di credito: si inseriscono i dati delle tessere magnetiche e, di loro, non si ha più bisogno. Perché interviene appunto la tecnologia contactless, Nfc (Near Field Communications) basata su una comunicazione wireless ravvicinata fra due dispositivi, appunto il telefonino in questo caso e un Pos attrezzato con tecnologia ricevente. Il negoziante batte l’importo, su Google Wallet si seleziona quale carta di credito utilizzare, si avvicina il telefonino al lettore e la transazione è eseguita. Niente più contante.

IL DONGLE – Non è l’unica tecnologia. Osservatorio Finanziario qualche giorno fa sottolineava le possibilità del Dongle: si tratta di una periferica da collegare al proprio smartphone dall’ingresso cuffia e che, sostanzialmente, trasforma il dispositivo in un Pos: “Si può saldare il conto dell’elettricista, del taxi e del fruttivendolo. Il tassista collegherà il dongle al proprio cellulare. Il cliente striscerà il bancomat o la carta di credito e inserirà l’importo da pagare, insieme al Pin della card nel cellulare del tassista. Dopo pochi secondi, a transazione avvenuta, sia chi paga sia il beneficiario riceveranno un SMS, un messaggino che avvisa del pagamento effettuato con gli estremi (data, ora, luogo eccetera). La ricevuta potrà essere inviata anche via email. Il dongle, inoltre, si può collegare a un tablet, come l’iPad della Apple, trasformandolo in un registratore di cassa portatile”. In Usa, dice Of, il metodo sta prendendo piede con l’attivazione di conti correnti virtuali; in Italia, potrà bastare semplicemente avere un normale conto corrente su cui accreditare gli importi in questione.

JOINT VENTURE – All’attenzione dell’Unione Europea c’è il progetto di una partnership di imprese inglesi, fra le più importanti e grandi nel paese: Vodafone, 02 di Telefonica e Everything Everywhere, braccio armato oltremanica di France e Deutsche Telekom. Secondo il Financial Times la Commissione sta per dare il suo beneplacito al progetto di “mobile wallet”, portafoglio mobile, che le società stanno mettendo a punto dall’inizio dell’estate. “La tecnologia di pagamento dovrà essere facilmente adottata dagli esercenti, dalle banche e dalle compagnie di servizio finanziario, e permetterà ai telefonini di diventare una sicura alternativa al denaro e alle carte di credito”, dice il Financial Times; se la Commissione darà il suo ok antitrust, questo gigante inglese potrà andare a sfidare la corazzata Google.

PARTNERSHIP – E dall’altra parte dell’oceano c’è un’altra joint venture di cui ci parla il Wall Street Journal fra At&T, Verizon, Deutsche Telekom, Vodafone. Il problema, a cui anche Banca Intesa in Italia ha dovuto trovare un modo per fare fronte, è convincere gli esercenti ad adeguarsi alla nuova tecnologia. Secondo Osservatorio Finanziario la Ingenico, la società che anche in Italia distribuisce agli esercenti i Pos, sta in questi giorni sostituendo le vecchie versioni con nuovi apparecchi abilitati alla tecnologia Nfs. Il resto lo fanno le partnership, gli accordi di incentivo come quello già firmato da Banca Intesa che ha collegato a delle Sim i propri conti correnti: Autogrill, McDonald’s – che, se si paga con Nfc, regala un piccolo omaggio – Zara. In America sono state contattate la Best Buy, i supermercati Publix, varie compagnie di benzina come la Shell.

PER GLI SVANTAGGIATI – Il mercato del mobile payment è descritto come “una grossa prospettiva di business” per gli operatori del mobile dal Wall Street Journal, e miliardi in investimento stanno già fioccando. Ma non è solo il profitto la caratteristica di questa rivoluzione telefonica. La Gsm Association, sorta di sindacato internazionale dei provider telefonici, con il suo portale Mobile Money Tracker offre una panoramica delle società che nei paesi del sud del mondo stanno puntando in maniera più che decisa sui sistemi di mobile payments: perché un telefonino iniziano ad averlo praticamente tutti, anche i soggetti che non possono permettersi un conto corrente in Banca. Il che vuol dire che questi sistemi sono una valida alternativa, e un ottimo approdo, per i soggetti “inbancabili”. C’è però un problema, potenzialmente: la GSMA lo segnala con tristezza. Il nuovo iPhone 5 non monta, di serie, un dispositivo Nfc: se Apple avesse avuto coraggio in questa direzione, di certo questa tecnologia avrebbe fatto un passo in avanti davvero deciso.

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