Gloria Bell: Recensione, la “Gloria” di Julianne Moore

07/03/2019 di Redazione

Gloria Bell, remake da parte dello stesso regista (e quindi una garanzia) con il quale aveva vinto nel 2013 l’Orso d’argento a Berlino con la sua protagonista Paulina Garcìa.


Sebastián Lelio , in questo remake gioca praticamente sul sicuro perché la straordinaria Julianne Moore riesce a donarci lo stesso ritratto della sua collega Paulina, in una storia che esce al cinema giustamente collocata al ridosso della festa della donna nel nostro paese.

Gloria ha cinquant’anni, due figli adulti, un marito da cui ha divorziato che si è rifatto una vita, nessuno ha più bisogno di lei. Lei ora è indipendente, canta in auto a squarciagola successi storici come A Little More Love di Olivia Newton John, ma nella magnifica colonna sonora troviamo anche Bonnie Tyler (e per chi vi scrive questa recensione qualsiasi film che contenga una canzone di Bonnie Tyler lo considera, in modo non professionale, un capolavoro).

Gloria frequenta i classici locali di Los Angels, dove facilmente a bordo pista si incrociano uomini, per fugaci avventure dopo avere bevuto tanti cocktail. Ma un bel giorno incontra Arnold (John Turturro), e di colpa tutto cambia.

Gloria Bell

La sua vita che ormai scorreva sui binari di una semplice single di mezza età, sembra aver ritrovato l’amore, quello vero. A cinquant’anni quando ormai pensi che tutto sia finito, la nostra protagonista si trova a vivere un’improbabile amore. Un’amore che scopriremo nel prosieguo della storia rischierà di distruggere la vita della nostra protagonista. Sarebbe ingiusto fare un paragone con l’opera precedente, perché questo nuova Gloria Bell made in USA è efficace come l’altra nel suo messaggio.

Merito in parte anche all’adattamento del regista assieme ad Alice Johnson Boher, che sono riusciti con una nuova stesura a rimanere originali e fedeli allo spirito dell’opera precedente. Enorme merito a Julianne Moore per la quale occorre l’enciclopedia di tutti i sinonimi per descrivere la sua immensa bravura.

L’aspetto forse più affascinante della pellicola se proprio vogliamo essere costretti ad un paragone, è che scegliere la cilena Santiago o la Los Angeles dei premi oscar , non cambia affatto il messaggio del film e la forza che ci viene trasmessa dalla protagonista.

Gloria Bell

Se il cinema americano è per sua definizione quello universale esportabile in ogni continente, Gloria Bell rappresenta la summa, il remake perfetto, se vogliamo definirlo remake.

E’ singolare vedere trasportare nella nazione di Trump e del movimento #MeToo, una storia universale, il fallimento di una relazione amorosa, ma anche la forza di una donna capace di rialzarsi e di continuare la sua vita nonostante tutto, una coincidenza curiosa se la vogliamo considerare tale . La canzone di Umberto Tozzi, in questa versione quella inglese cantata da Laura Branigan riecheggia alla fine della pellicola e le parole del testo “Gloria manchi tu nell’aria…..“, ci permettono di scrivere che per fortuna non manca nel cinema. A volte i remake sono una brutta cosa a distanza di tanti o pochi anni. Nel nostro caso parliamo di un film necessario, di un falso remake. E se poi all’interno della pellicola trovi una canzone di Bonnie Tyler, allora il “recensore infedele” può anche gridare al capolavoro, con buona pace di quelli che non sanno affatto chi sia.


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