Vuoi “fregare” Equitalia? Libero ti spiega come

Un’immaginifica prima pagina dal titolo “Come battere Equitalia”, che riprende e continua il pezzo di domenica. E oggi, due belle pagine a firma di Francesco De Dominicis che ci spiegano che “qualche “falla” si trova pure nell’azione, nei documenti e negli atti ufficiali degli sceriffi delle tasse, vuoi che siano funzionari dell’agenzia delle Entrate vuoi addetti di Equitalia”. E quindi, vista la voracità del fisco in Italia, perché non approfittarne? Ecco come, ad esempio:

L’amministratore delegato di un’azienda riceve una cartella esattoriale da 300mila euro. E subito salta all’occhio la «magagna» del fisco. L’atto è stato spedito dagli uffici tributari per posta ordinaria. Scatta immediatamente l’opposizione perché serve un messo comunale o un ufficiale giudiziario. Oppure una raccomandata. «In questo tipo di casi» spiega l’avvocato Morini «ci sono 4-5 importanti sentenze della Corte di cassazione a supporto della difesa».

Tra i casi di studio c’è anche il calcolo degli interessi scorretto:

La questione coinvolge un altro imprenditore lombardo, stavolta della provincia di Brescia. Il quale, dopo aver commissionato a esperti del settore una perizia sugli interessi indicati in una cartella esattoriale relativa a imposte societarie non versate regolarmente, ha scoperto che i calcoli non erano corretti. E ovviamente l’errore, come successivamente certificato dalla Commissione tributaria locale che ha rettificato gli importi, pendeva dalla parte dello Stato.

Oppure i pignoramenti illegittimi:

Ci spostiamo a Bologna, dove un costruttore ha dovuto fare i conti con un pignorano di alcuni immobili per un paio di milioni di euro. Un bel gruzzoletto. Non solo. Una mossa, quella del fisco, che ha portato la banca a bloccare liquidità e a revocare fidi per giusta causa. L’imprendi – tore ha chiesto (e ottenuto) la riduzione dell’ipoteca somma e lo sblocco degli immobili pignorati che erano di valore superiore rispetto alle tasse da versare nelle casse dello Stato.

Infine, il caso più comune: le multe prescritte:

Ancora Milano. Una cittadina si trova nella cassetta postale della sua abitazione la “notizia” di un fermo amministrativo (meglio noto come «ganasce fiscali») della sua vettura. Studia le carte e scopre che l’importo richiesto – ben 1.800 euro – non è più dovuto perché la multa notificata era prescritta. Con un ricorso, ha cancellato il debito fiscale e spazzato via il blocco all’automobile. In diversi casi analoghi, Equitalia è stata condannata a pagare anche i danni (patrimoniali e morali)

Tutti gli altri esempi sono sul quotidiano di oggi.

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