Torna l’incubo di Marcinelle

28/08/2012 di Maghdi Abo Abia

Michelle Martin, ex moglie e complice del mostro di Marcinelle Marc Dutroux, è stata scarcerata. In serata, secondo quanto riferiscono i media locali, è stata vista lasciare il carcere di Berkendael a bordo di una vettura, scortata da un’altra auto della polizia: destinazione il convento delle suore Claresse di Malonne, nei pressi di Namur.

IL MOSTRO DI MARCINELLE – Ogni cittadino del Belgio come sente i nomi di Michelle Martin ma soprattutto di Marc Dutroux sente un brivido percorrere la sua schiena. L’uomo è conosciuto come il mostro di Marcinelle, autore di sei sequestri di bambine, sequestri a sfondo sessuale, con la morte di quattro delle sue vittime. Dutroux, elettricista figlio di due insegnanti, si sposò la prima volta a 20 anni. Nel 1983 vi fu il divorzio seguito dalla successiva unione con Michelle Martin, che gli dà due figli e una figlia, in aggiunta ai due figli già avuti dalla prima moglie.

 

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LE VITTIME – Dutroux come detto sequestrò e torturò 6 ragazze dagli 8 ai 19 anni. Le sopravvissute furono Sabine Dardenne e Laetitia Delhez, 12 e 14 anni. An Marchal, 17 anni, ed Eefje Lambrecks, 19, vennero uccise, mentre Julie Lejeune e Melissa Russo, entrambe di 8 anni, furono lasciate morire di stenti. La storia venne alla luce il 9 agosto 1996, giorno della sparizione di Laetitia Delhez. Alcuni testimoni parlarono di un veicolo bianco che risultò poi intestato a Dutroux, il quale verrà arrestato il 12 agosto con sua moglie Michèle Martin con le accuse di rapimento e pedofilia.

LO STRAZIANTE RECUPERO – Laetitia e Sabine vennero ritrovate nella cantina dell’abitazione della coppia il 15 agosto. Entrambe sotto shock, rinchiuse in una celletta e indotte con il terrore a non emettere neanche un suono, non apparivano in pericolo di vita. Due giorni dopo, nel giardino di un’altra abitazione di Dutroux, a Sars-la-Buissière, vennero ritrovati i corpi di Julie e Melissa, scomparse il 24 giugno 1995. Viene individuato anche il corpo di Bernard Weinstein, già condannato per pedofilia e presunto complice di Dutroux. Infine, in base alle indicazioni del “mostro”, il 3 settembre furono recuperati dalla cantina di un’altra casa i resti delle prime vittime, An e Eefje.

LE CONDANNE – Il processo iniziò il primo marzo 2004. Alla sbarra c’erano Dutroux, la Martin ed i presunti complici, Michel Lelièvre e Michel Nihoul. Il 17 giugno successivo la giuria popolare ha riconosciuto Dutroux colpevole dei sequestri, delle violenze e degli omicidi delle ragazzine, cui si aggiungeva l’uccisione di Bernard Weinstein; colpevoli furono dichiarati anche la Martin e Lelièvre, mentre Nihoul, considerato da molti il capo dell’organizzazione, fu assolto dall’accusa di complicità. La successiva sentenza della corte d’assise di Arlon ha condannato Dutroux all’ergastolo, l’ex moglie a trent’anni, Lelièvre a venticinque e Nihoul a cinque anni per reati minori.

IL BELGIO IN LUTTO – L’opinione pubblica fu a dir poco sconvolta dal caso, tanto che il 20 ottobe 1996 350 mila persone sfilarono per Bruxelles al fine di chiedere giustizia per le vittime ed accusando le forze di polizia e giustizia del Belgio di incapacità. Si arrivò addirittura ad ipotizzare che Dutroux e la sua ghenga avessero goduto della protezione di esponenti politici e inquirenti, ma questa indiscrezione venne smentita il 17 febbraio 1998 da una commissione di inchiesta parlamentare. Dutroux nel 1985 venne arrestato per sequestro e violenza su cinque adolescenti e, condannato a tredici anni e mezzo nel 1989, gli era stata concessa la libertà condizionata nel 1992. Anche la moglie Michèle Martin era stata fermata e condannata a tre anni per complicità di sequestro.

CONSEGUENZE SOCIALI – Il 23 aprile 1998, inoltre, il “mostro” riuscì a fuggire dal palazzo di giustizia di Neufchateau: dopo aver bloccato una guardia impossessandosi della sua arma, Dutroux si era impadronito di un auto dirigendosi verso Arlon; venne arrestato qualche ora dopo da una guardia forestale. L’indomani mattina, re Alberto II accettava le dimissioni dei ministri della Giustizia e degli Interni, Stefaan de Clerq e Vande Lanotte.  Il 15 gennaio 1998 Poul Marchal, padre di An, fondò il Partito della Nuova Politica per portare in Belgio “quei cambiamenti che le formazioni tradizionali non sono riusciti a realizzare” puntando “a lottare contro la corruzione e il razzismo”

NIENTE LIEGI – Infine eccoci arrivati alla decisione della Corte di cassazione belga la quale il 28 agosto 2012, respingendo i ricorsi presentati dai parenti delle vittime e dal procuratore generale di Mons, ha dato il via libera alla libertà condizionata della Martin,  la quale disse sempre che se non avesse aiutato Dutroux, questi l’avrebbe uccisa, dopo aver trascorso in carcere sedici anni su trenta. La Martin sarà obbligata a risiedere in un convento e non potrà recarsi nelle province di Liegi e Limburgo dove vivono le famiglie delle vittime. (Photogallery Lapresse/Gettyimages)

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