Cinquanta sfumature di niente

Prendete tre argomenti che appassionano in ogni periodo dell’anno ma in estate, complice il clima torrido e il tempo libero, attirano di più: il sesso, la donna e lo scandalo. Aggiungete un fenomeno editoriale da trenta milioni di copie vendute nel mondo. Condite con un po’ di torbido dato dal tema alla base del suddetto fenomeno, e cioè una relazione sadomaso. Aggiustate con qualche goccia di immancabile retorica senonoraquandista e neolibertinista: et voilà, ecco a voi la recentissima polemica scatenatasi in questi giorni, tutta interna alla Mondadori, che pubblica il best seller del momento, “Cinquanta sfumature di grigio” dell’inglese E.L. James, ed ospita gli scambi al calor bianco di tre direttori di sue testate che battibeccano a suon di editoriali. Il casus belli è stata la copertina del settimanale Panorama, voluta dal direttore Mulè, che partendo dal successo del libro inneggiava alla nuova donna “libera, sottomessa e felice”, copertina che ha indignato (lo sport del momento) le direttrici di Donna Moderna e Grazia. Richiami alle purtroppo incessanti notizie di donne uccise per non essersi volute sottomettere, richiami all’evoluzione del ruolo della donna per affrancarsi dal dominio del maschio, richiami alla dignità ed al rispetto della donna. Mulè si difende sbandierando l’arma finale di ogni querelle: la libertà. Libertà anche di sottomettersi e trarre piacere da questa condizione. Perché solo così si è veramente emancipate. E se questo è un trend mondiale, i giornalisti devono testimoniarlo ed indagare.

Come al solito, trattasi di polemica all’italiana, con un occhio alle tirature sia del libro che delle riviste. La pratica del BDSM, se consapevole e voluta, è una delle tante forme dell’erotismo, e come tale non condannabile di per sé, a meno di non volerla giudicare con delle categorie altre, quali il ruolo della donna nella società, il maschilismo opprimente, la violenza e la prevaricazione, non applicabili al contesto. Attiene ad una sfera privatissima, non sociale né pubblica, quella dell’espressione della propria sessualità e del gioco erotico. D’altra parte, semplificare il fenomeno ascrivendolo ad una generalizzata voglia delle donne di essere sottomesse a tutte le latitudini è un altro errore di prospettiva. In realtà, nessuno di chi scrive pare sapere davvero che cosa sia il vero BDSM, se non per stereotipi e rappresentazioni feticiste di un immaginario torbido, viziato da un cattocomunismo di fondo che inficia qualsiasi tentativo di approccio neutrale.

Che a scatenare tale tempesta di cervelli e levata di scudi sia stato un libro povero e imbarazzante come “Cinquanta sfumature di grigio”, è poi sintomatico. Ho provato, giuro, a leggerlo, e prima di lui ho dovuto leggere (per dovere professionale) alcuni romanzetti della collana Passion di Harmony, dedicata alle storie “intrise di sensualità e tentazioni”. Non ho notato una grande differenza tra questi libri da largo consumo distribuiti nelle edicole, e il pompatissimo romanzo disponibile in libreria, e per le più pudiche fruibile discretamente in formato ebook. Linguaggio misero, descrizioni esasperanti di sguardi e sensazioni postadolescenziali, erotismo edulcorato in forma di Bignami ad usum delphini, dove il riferimento è la casalinga americana non metropolitana, frustrata e repressa, lontana anni luce da quella tanto sbandierata spregiudicatezza dei protagonisti del libro. E’ una Liala pruriginosa, una storia d’amore e di frustini per frustrate, meno eccitante di un Palio di Siena. E’ un’operazione di marketing editoriale, come prima di questo la saga di Twilight (cui l’autrice è esplicitamente debitrice, essendo il libro nato da un forum di fan dei vampiri bellibelli in modo assurdo) e i pariolini di Moccia, un fenomeno rappresentativo dell’archetipo di una relazione sessuale e sentimentale nell’epoca contemporanea, dove la donna accetta di essere femmina ma non viene davvero umiliata e mantiene la sua purezza di fondo abbandonandosi al piacere dell’abbandono totale, e l’uomo è virile, geloso e possessivo ma è anche generoso, protettivo e alla fine si converte all’amore romantico. Una favola. Irreale. Rassicurante. Niente a che vedere con la vera sensualità e l’erotismo drammatico e disperato di una Justine di de Sade, o di Histoire d’O, o dei romanzi di Anaïs Nin o di Henry Miller. E’ una curiosità maliziosa, un “vorrei ma non posso e se anche potessi non lo farei” che niente ha a che vedere col vero sesso spregiudicato. Il vero esercizio sadomasochista, credetemi, è leggerlo tutto.

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