La ragazza anoressica alimentata con la forza

16/06/2012 di Dario Ferri

Chi rischia la vita per l’anoressia deve essere sottoposto ad alimentazione forzata. Lo ha stabilito un giudice inglese valutando il caso di una 32enne, ex studentessa di medicina, vittima del disturbo alimentare e vicina alla morte.

 

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“DEVE MANGIARE” -La donna ha firmato, nel luglio e nell’ottobre scorso, due dichiarazioni in cui affermava di non essere intenzionata a ricevere cibo e bevande contro la sua volontà e in aula di tribunale ha chiesto esplicitamente il diritto a “morire con dignità”. Ma il giudice della Corte Suprema Peter Jackson le ha negato questa possibilità, sostenendo come, nelle gravi di condizioni di salute in cui si trova, la ragazza non sia in grado di fare valutazioni ragionevoli. Jackson ha spiegato che il trattamento di alimentazione forzata può aiutare la donna a “superare la sensazione che la vita non sia degna di essere vissuta”. Il giudice ha definito la sua decisione “difficile”, ma “necessaria per tutelare il diritto alla vita”. “Viviamo una sola – ha detto – nasciamo e moriamo una sola volta e la differenza tra la vita e la morte è la più grande che conosciamo”. Parlando della ragazza ha poi affermato: “E’ una persona speciale, la cui vita ha un valore. Lei non lo vede ora, può farlo in futuro. La sua vita è preziosa, qualunque sia il suo punto di vista ora. E’ ancora una giovane donna, con una lunga vita davanti”.

“NO, MUOIA CON DIGNITA'” – Lei è scheletrica, ha il 50% di possibilità di sopravvivenza, anche con il trattamento forzato. I genitori si schierano dalla sua parte. Alla corte hanno detto di non voler vedere morire la loro figlia morire, ma – preso atto che non c’è più nulla da fare – hanno chiesto che le venisse consentito di morire in pace. Hannod efinito “disumano” il tentativo di ingozzarla. “Riteniamo che ha sofferto abbastanza. Vogliamo che muoia con dignità”. Il disturbo alimentare ha costretto la ragazza ad abbandonare gli studi a meta dei suoi vent’anni e a trascorrere gran parte degli ultimi anni in cliniche e centri di riabilitazione.

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