Perché il terremoto si sta spostando

Giovanni Caprara sul Corriere della Sera, nel suo ormai consueto appuntamento con domande e risposte sul terremoto (di certo la rubrica più interessante sul tema mai pubblicata dai giornali italiani), ci spiega lo spostamento dei picchi più interni delle scosse:

L’ipocentro era a 6,3 chilometri di profondità tra le provincie di Modena (Finale Emilia), di Ferrara, Rovigo e Mantova. Immediatamente dopo venivano rilevati un paio di picchi (il maggiore 5.1 della scala Richter) che colpivano invece leggermente più ad est.Ma a segnare l’andamento in maniera piùmarcata e nella direzione opposta, cioè verso ovest, era il grappolo di terremoti del 29 maggio (5.8 della scala Richter, il primo) seguito rapidamente da altri due con valori intorno ai cinque gradi (5.3 il massimo). Questa è stata la giornata con il maggior numero di picchi massimi scatenati tutti nella mattinata. L’evento allargava il fronte del sisma di una decina di chilometri raggiungendo così i cinquanta chilometri. Il terzo atto si registra il 3 giugno (con 5.1 della scala Richter). E simanifesta nella stessa area del precedente del 29 maggio, quindi sempre in direzione ovest.

 

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Ecco lo schema che presenta il quotidiano:

E infine, il perché:

La prima scossa, la più violenta, è quella che ha segnato l’evento. Tutte le altre che si stanno succedendo sono ritenute la coda del colpo più intenso. E rientrano in un quadro conosciuto e ipotizzabile. Tutta l’area caricata nel tempo si sta rompendo in piccoli pezzi lungo una linea di faglia est-ovest continuando un processo innescato il 20 maggio con la rottura più rilevante. Il punto è che il tipo di frammentazione delle strutture sotterranee dipende dalla distribuzione delle caratteristiche geologiche che i geologi non conoscono e non possono certo immaginare a tavolino.

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