Come funziona il potere delle lobby in America

25/05/2012 di Mazzetta

I lobbysti statunitensi non hanno una bella fama, ma non sembrano esserne preoccupati perché la loro funzione appare insostituibile in un sistema politico che privilegia chi paga di più.

IL DATABASE – Arrivano già prima delle nove di mattina, i lobbysti alla Casa Bianca. Un’armata di persone con gli agganci giusti, che vende a caro prezzo a chiunque voglia farsi strada fino all’esecutivo per provare ad imporre una legge o un regolamento che favorisca i suoi interessi. Oggi, grazie ad alcuni provvedimenti presi dal presidente Obama è abbastanza facile tracciare il flusso che di visitatori interessati che raggiunge ogni giorno la Casa Bianca, l’Old Executive Office Building, il New Executive Office Building o la residenza del vice presidente, ma si tratta comunque di dati che lasciano il tempo che trovano, anche se il Washington Post si è dato parecchio da fare incrociando i nomi dei visitatori con gli elenchi dei lobbysti e ottenere così una fotografia dell’insieme e costruito un database nel quale è possibile ritracciare questi particolari visitatori.

VINCONO I DEMOCRATICI – Fotografia abbastanza scontata, nella quale s’osserva che i lobbysti più vicini ai democratici visitano oggi la Casa Bianca molto di più i quanto non facciano quelli di area repubblicana, perché la sorpresa sarebbe stata scoprire il contrario. Obama, nel tentativo di mostrarsi intento a limitare il fenomeno, ha cambiato alcune regole, vietando ai lobbysti di entrare a far parte dell’esecutivo o dei suoi advisory board, proibendo ai dipendenti federali di accettare inviti gratuiti a eventi e conferenze sponsrizzate dai gruppi che si dedicano a promuovere interessi particolari presso l’amministrazione. Iniziative lodevoli, ma di facciata, non tanto perché il cambiamento sia poco significativo al di là del significato politico e d’immagine, quanto perché l’industria americana della lobby non ne ha risentito molto. Il cambio d’amministrazione ha ovviamente messo in difficoltà quanti avevano accesso preferenziale agli uomini di Bush, ma relativamente, visto che al Congresso c’è una maggioranza repubblicana e nessuno si è mai sognato di usare il pugno di ferro contro un’attività che negli Stati Uniti è considerara allo stesso tempo utile e a cavallo della linea, che ha Washington è sottilissima, che divide il lecito dall’illecito.

I FACCENDIERI – Il fenomeno non è sconosciuto nemmeno alle nostre latitudini, dove però chi esercita lo stesso mestiere, per lo più battitori liberi, spesso è riconosciuto con il termine di “faccendiere” e quasi mai con quello di lobbysta. La questione attiene il differente approccio al finanziamento della politica, ma anche una differente visione della politica. Negli Stati Uniti il fenomeno offrirebbe ai cittadini e ai gruppi d’interesse di competere liberamente per l’attenzione dei politici, una competizione che vede inevitabilmente vincitori quelli con gli aggangi giusti e con la possibilità di spendere, contraccabbiando l’interessamento con soldi, posti di lavoro per funzionari e parenti, generosi contributi alle campagne elettorali dei politici. Che in certi stati accodandosi a un preciso mix d’interessi riescono a mantenere i seggi attraverso i decenni.

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