La bufala del terremoto in Emilia si chiama fracking

PERPLESSITA’, NON CATASTROFI – In effetti questa tecnica di estrazione ampiamente, e sempre più frequentemente, utilizzata negli Stati Uniti ha sollevato parecchie perplessità. Il fracking, utilizzando acqua addizionata ad elementi chimici che dopo l’estrazione restano intrappolati nel sottosuolo, risulta poco rispettoso dell’ambiente. Si è anche parlato di un rischio-terremoti legato alla pratica. Alcuni scienziati, come il geologo William Ellsworth, rappresentante dello United States Geological Survey, hanno legato l’aumento del numero si scosse negli Usa all’intensificazione dell’estrazione di petrolio e gas. Il fracking oltreoceano è utilizzato dal 2000. E gli studiosi critici hanno legato il boom del fracking all’aumento del numero di eventi sismici verificatosi da quella data in poi progressivamente. Ma senza fornire prove scientifiche certe per collegare i due eventi. L’ipotesi più accreditata è che nel peggiore delle ipotesi la perforazione della crosta sedimentaria possa creare movimenti di assestamento solo a livello locale, ma sicuramente senza generare veri e propri terremoti come quello verificatosi in Emilia.

L’ITALIA NON TRIVELLA – Ad affermare espressamente come, comunque, dalle nostre parti il fracking non c’entra nulla con le ultime scosse è stato, sul suo sito, il fisico Marco Mucciarelli, docente di Sismologia Applicata all’Università della Basilicata:

Oggi circola su alcuni blog la notizia che il terremoto in Emilia sia dovuto a operazioni di fracking, ovvero a fratturazione idraulica di rocce poco permeabili ricche in petrolio. La notizia è falsa per due motivi 1) non ci sono operazioni di fracking attive in Italia 2) ad indurre terremoti non è tanto la pratica del fracking quanto la reiniezione delle acque reflue utilizzate per la fratturazione (si veda questo recente articolo su di un esempio negli USA).

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