Gli Usa si fanno la legione straniera?

È difficile avere un esercito stabile, affidabile ed efficiente in paesi allo sbando.

L’ESERCITO DAL NIENTE – Costruire un esercito dal nulla non è semplice, ancora di meno se l’esercito è quello di un altro paese. Ma senza un esercito locale non si può controllare un paese, nemmeno essendo la superpotenza planetaria e avendo ogni genere di arma e tecnologia a disposizione, perché l’esercito straniero parte sempre sconfitto dalla sua natura aliena, che lo trasforma ben presto in esercito nemico al di là delle più pie intenzioni.

L’ADDESTRAMENTO – Così gli americani provano da sempre, ma raramente riescono, a trasformare i movimenti locali che in precedenza hanno armato e addestrato per la guerriglia in eserciti che diventino fattori di stabilità e garanzia del controllo americano. Ci hanno provato anche recentemente in Afghanistan e in Iraq, con i pessimi risultati che tutti conoscono.

I CONSIGLIERI – Non gioca a favore l’ipocrisia che circonda la questione, i “consiglieri militari” per l’opinione pubblica americana non sono personale impegnato in combattimento, mentre nella realtà fanno proprio quello. Combattono e portano in combattimento i militari o i guerriglieri “alleati”, perché quello è il loro compito.

COMBATTONO – Un equivoco che come tanti ha le sue radici nella guerra del Vietnam, quando gli Stati Uniti, ai quali il Congresso aveva impedito l’impegno in combattimento, inviarono nel paese fino a 12.000 consiglieri militari.

L’OMBRA DEL VIETNAM – Con il fallimento del Vietnam furono smantellatI anche questi programmi, ripresi solo su scala minore o a distanza di decenni, come accade oggi, con i consiglieri militari americani impegnati sui fronti principali e su teatri secondari come in Uganda, Filippine, Colombia, Congo, Yemen e altri paesi, nei quali gli Stati Uniti sono schierati militarmente accanto a governi molto discutibili, ma è meglio che si noti il meno possibile.

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