Il ritorno della “mucca pazza”

Nuovo caso di ‘mucca pazza’ negli Stati Uniti, in California. Ad annunciarlo e’ stato il ministero dell’Agricoltura, spiegando in un comunicato che si tratta del quarto.

QUARTA VOLTA IN USA – Si tratta di una mucca da latte, di cui la carne non e’ mai entrata nella catena alimentare nazionale, ha precisato il Dipartimento dell’agricoltura, secondo cui si tratta del quarto caso del genere da quando negli Stati Uniti venne identificato il primo bovino affetto, nel 2003. Secondo quanto ha affermato il responsabile del settore veterinario del Dipartimento, John Clifford, la scoperta ‘non e’ motivo di allarme’. La scoperta e’ avvenuta in un impianto dove capi malati vengono utilizzati per la realizzazione di prodotti alternativi a quelli alimentari, come colla o sapone.

 

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IL PRIMO CASO NEL 1985 – Il morbo della mucca pazza (encefalopatia spongiforme – Bse) venne diagnosticato per la prima volta in un allevamento di bovini Gran Bretagna nel 1985. Nel 1988 il governo Londra annuncio’ che come misura precauzionale l’abbattimento di tutti i capi infetti e vieto’ il riciclaggio degli scarti della macellazione nel mangime bovino. Nel 1996 il governo britannico ammise per la prima volta che la Bse poteva trasmettersi all’uomo nella nuova variante del morbo di Creutzfeld-Jakob (Cjd) e varo’ le misure per sconfiggere la Bse con l’abbattimento di tutte le mucche con piu’ di 30 mesi di eta’ e la distruzione delle carcasse. Negli Usa, il primo caso venne scoperto nel 2003, e causo’ una perdita di circa tre miliardi di dollari alle esportazioni di bovini americani. Dopo la scoperta annunciata oggi, il Messico ha gia’ fatto sapere che non intende interrompere gli scambi di carne bovina con gli Stati Uniti.

SOSPENSIONE DELLE VENDITE – La Corea del Sud sta considerando la sospensione delle ispezioni sulla carne bovina importata dagli Stati Uniti. Lo ha fatto sapere un funzionario del ministero dell’agricoltura. Potrebbe essere un primo passo verso un blocco delle importazioni, anche se il Paese asiatico non intende imporre un bando formale alla carne statunitense. Alcune catene di grande distribuzione si appresterebbero pero’ a sospenderne la vendita. ‘Dobbiamo capire cosa sia effettivamente avvenuto negli Stati Uniti – ha aggiunto un portavoce del ministero – e prenderemo presto una decisione sulle misure necessarie’. (Ansa)

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