Perché Di Maio e il M5S non possono governare senza alleati alle Camere

27/12/2017 di Andrea Mollica

Luigi Di Maio, il candidato premier del M5S, ha promesso che formerà un governo M5S senza l’obbligo di allearsi con altre forze politiche. I 5 Stelle sono storicamente indisponibili a formare intese con altre forze politiche, e non intendono cambiare orientamento prima o dopo le elezioni politiche 2018. In questo modo però non si può governare secondo una prassi costituzionale ormai consolidata.

 

Perché Di Maio e il M5S non possono governare senza alleati alle Camere

Il Fatto Quotidiano, prima con un editoriale del 22 dicembre firmato dal suo direttore Marco Travaglio, e ora con un intervento del magistrato in pensione Nicola Ferri, pubblicato sull’edizione di oggi mercoledì 27 dicembre 2017, ricorda a Luigi Di Maio e al M5S come la promessa di governare con alleanze su singolo provvedimento non sia credibile. Secondo Nicola Ferri l’articolo 94 della Costituzione ha imposto una prassi che vincola il presidente della Repubblica, che incarica di formare un governo e rimanda alle Camere il presidente del Consiglio che già ha una maggioranza unita da un programma comune. L’articolo 94 della Costituzione, che oggi compie i 70 anni dalla sua entrata in vigore, spinge Nicola Ferri a rimarca come il Movimento 5 Stelle sia ovviamente «arbitro insindacabile del proprio destino ma non può dire “Andiamo in Parlamento e vediamo l’effetto che fa” (come nella celebre canzone di Jannacci). Sembra giusto che invece i suoi elettori sappiano che se vorrà navigare in “solitario” si autoescluderà inesorabilmente dal governo dell’Italia». Il rilievo di Ferri è corretto, anche se secondo noi deve esser completato.

 

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L’articolo 94 della Costituzione indica infatti che «Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione». La Costituzione non indica che un Governo debba avere la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica: basta la maggioranza relativa per avere la fiducia. Solo l’ipotesi del governo di minoranza, assai residuale e del tutto improbabile, di un governo di minoranza potrebbe garantire al M5S di potere governare in autonomia, senza alleanze come promesso da Luigi Di Maio. L’annuncio del M5S sarebbe quindi credibile se al gruppo parlamentare 5 Stelle si aggiungessero altri partiti disposti a non votare contro la fiducia all’eventuale governo Di Maio. Nella recente storia repubblicana solo il primo governo Berlusconi non aveva ottenuto la maggioranza assoluta al Senato della Repubblica durante la fiducia: anche per quello durò solo pochi mesi, nonostante alcuni passaggi nelle file di Forza Italia per aumentarne i numeri a Palazzo Madama. Il tentativo di formare un Governo Bersani fallì proprio perché non c’era la possibilità di formare un esecutivo di minoranza, nonostante il PD grazie al Porcellum avesse una maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati insieme agli alleati di Italia Bene Comune. Per questi motivi Di Maio e il M5S, che saranno con ogni probabilità molto distanti dalla maggioranza assoluta a Camera e Senato, non sono credibili quando parlano di governare senza alleanze.

Foto copertina: ANSA / MATTEO BAZZI

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