Il Guardian stronca Fico di Farinetti: «Un megamart all’americana, sembra di andare all’Ikea»

20/11/2017 di Redazione

Il Guardian stronca Fico, il parco agroalimentare aperto dal patron di Eataly alle porte di Bologna lo scorso 15 novembre. Un’inaugurazione in pompa magna, con il premier Gentiloni al taglio del nastro, per un progetto che di “magno” ha proprio tutto: 10 ettari di terreno, di cui due di campi coltivati, 40 fabbriche alimentari, 45 ristoranti, botteghe, mercati, un cinema, un centro congressi, animali d’allevamento, una fondazione con quattro università e tanto altro, per un costo complessivo di 120 milioni di euro.

Per il quotidiano britannico il risultato è un «megamart in stile americano, un Wholefood (una catena di supermercati che vende prodotti di origine naturale, ndr) con steroidi». Il Guardian stronca Fico di Farinetti anche per la scelta del posto e per la posizione decentrata rispetto alla città di Bologna, con il quale c’entra poco. Il reportage inizia proprio dalla descrizione di quella che viene definita la «città del cibo», con il suo caratteristico Mercato di Mezzo nei vicoli del centro, dove i commercianti sono scettici sul parco agroalimentare. «Eataly non ha nulla fare con la città di Bologna. È come Ikea, un outlet in periferia dove potresti fare una gita di un giorno», spiega al Guardian Carlo Facchini, un dipendente della gastronomia Ceccarelli Amedeo. Fico promette di portare turismo anche in città, ma chi lavora nei negozi del centro ci crede poco.

IL GUARDIAN STRONCA FICO: «FARINETTI HA EVOCATO UNA VISIONE DISTOPICA DEL FUTURO»

Nella descrizione di Fico, la giornalista britannica si sofferma sulle luci e l’atmosfera all’interno del parco alimentare, che ricorda vagamente quella di un aeroporto. Molto lontana – sottolinea – da ciò che all’estero è più apprezzato dell’Italia: i piccoli centri e le vecchie botteghe. «Alla base del progetto si mette in risalto la cultura del consumo di massa», si legge nell’articolo del Guardian, dove – pur sottolineando il valore educativo e didascalico di alcune iniziative ospitate nel parco agroalimentare, si evidenzia come la cornice ne faccia smarrire il senso. «C’è una tensione tra il vecchio e il nuovo, in cui le pratiche tradizionali sono esibite in uno spazio che sembra incongruo».

Il Guardian stronca Fico soprattutto nella conclusione dell’articolo, in cui la giornalista racconta di aver terminato il suo tour con un espresso, «perché – proprio come dopo una gita a Ikea – il mio corpo si sentì assalito da un sovraccarico sensoriale».

Nonostante molti degli spazi del ristorante siano magnificamente concepiti, e la presenza di un forte impulso educativo ed etico, alla fine assistere alla produzione di mozzarella sotto luci lampeggianti, mangiare una cucina di qualità Michelin mentre i visitatori sfrecciano su tricicli sponsorizzati da Bianchi, mi fa pensare che Oscar Farinetti abbia evocato una visione distopica del futuro, piuttosto che omaggiare il ricco patrimonio e la cultura del cibo italiano.

Foto copertina: ANSA/ GIORGIO BENVENUTI

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