Ipotiroidismo in anziani: serve una cura su misura

15/11/2017 di Redazione

Con il passare degli anni la tiroide rischia di rallentare. L’ipotiroidismo è infatti frequente negli anziani, soprattutto nelle donne, nella forma subclinica. Per questo occorre qualcosa su misura. Ne hanno parlato nel simposio ‘Ipotiroidismo nell’anziano: processo alla terapia sostitutiva’, tenutosi nei giorni scorsi a Roma, in occasione del Congresso nazionale Ame (Associazione medici endocrinologi).

LE CAUSE DELL’IPOTIROIDISMO NEGLI ANZIANI

Secondo quanto riporta Adnkronos Salute le patologie tiroidee sono in costante aumento e, secondo gli ultimi dati disponibili in letteratura, la loro prevalenza globale si aggira intorno al 10-20%, nella popolazione ultrasettantenne. La prevalenza di autoanticorpi diretti contro antigeni tiroidei presenta un andamento simile, coinvolgendo circa il 5-10% della popolazione adulta fino ad arrivare al 30% degli ultraottantenni, con una maggiore prevalenza proprio nel sesso femminile. Fra le cause di ipotiroidismo nell’anziano c’è l’impiego di alcuni farmaci, una pregressa tiroidectomia o terapia radiometabolica e, più raramente, malattie infiltrative della tiroide (linfomi, ecc.) o un deficit centrale di secrezione di tireotropina. Ma a colpire gli anziani, spiegano gli specialisti, spesso è una forma di ipotiroidismo con sintomi vaghi e sfumati, nonostante i valori degli ormoni tiroidei siano alterati.

«Un ipotiroidismo sub-clinico – spiega all’Adnkronos Salute Enrico Papini, direttore Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Ospedale Regina Apostolorum di Albano (Roma) – che si riscontra gradualmente sempre di più via via che si avanza negli anni. Nella maggior parte degli anziani, soprattutto nei grandi anziani, è relativamente frequente trovare livelli di Tsh alterati, seppur di poco rispetto al normale». «La cosa più importante – sottolinea – è capire se questo rappresenta un problema oppure no. In alcuni casi infatti può essere legato a un fenomeno di tipo adattativo, quindi bisogna capire se fa parte della fisiopatologia dell’invecchiamento, o se rappresenta l’espressione di una malattia». Come fare? «Occorre guardare alcuni sintomi specifici, correlabili a ipotiroidismo. Vedere se la tiroide appare normale o ci sono indizi» che qualcosa non funziona. Infine, le cose cambiano in base a «quanto elevato è il Tsh: se si tratta di un innalzamento robusto, è molto probabile che ci sia un’alterazio”che va corretta.

«Nel paziente anziano – spiega Roberto Negro, endocrinologo dell’ospedale Fazzi di Lecce- a meno che i valori siano scadenti, va utilizzata una strategia particolare: no all’urgenza o alla fretta. Occorre monitorare la situazione e, se serve, iniziare la terapia con levotiroxina partendo con dosaggi molto bassi. Negli ultimi anni oltre alla classica compressa, sono arrivate le capsule molli e la formulazione liquida, un vantaggio ad esempio per i pazienti con problemi di deglutizione. Inoltre, l’anziano è un tipo di paziente che presenta spesso più patologie e prende molti farmaci che possono interferire con la levotiroxina in compressa. La forma liquida  riduce i rischi di interazioni e può costituire un vantaggio».

Photo: Guido Kirchner/dpa

 

Share this article