Perché l’acqua è l’oro blu del futuro

15/11/2017 di Redazione

L’acqua come oro blu, perché dalla risorsa idrica presto ricaveremo prodotti e beni, dall’energia alle bioplastiche, grazie a processi finora inimmaginabili. Come? Ad esempio, trasformando i depuratori in bioraffinerie. Una vera e propria rivoluzione, tanto che il Gruppo Cap ha scelto proprio #Waterevolution come slogan per spiegare come l’acqua cambierà le nostre vite nel prossimo futuro.

ACQUA COME BIOMETANO

«Basta pensare che stiamo già estraendo, dall’acqua di fogna, il biometano per alimentare un’automobile e presto estrarremo anche delle bioplastiche per realizzare sacchetti compostabili e produciamo energia green – spiega all’Adnkronos Matteo Colle, responsabile relazioni esterne del Gruppo Cap – e poi, sull’acqua del rubinetto sono in corso delle sperimentazioni talmente avanzate da essere in grado di studiare la storia di secoli per capire come si è evoluta e come si evolverà e questo ci serve per proteggere questa risorsa che è la più preziosa che abbiamo».
Per esempio la Fiat Panda Bi-Fuel, che Gruppo Cap ha portato a Rimini in occasione della partecipazione a Ecomondo, è alimentata a biometano estratto da reflui fognari. Si tratta del primo esperimento di trasformazione del biogas in biometano da reflui fognari in Italia e ha già percorso 16mila km. «Dal solo depuratore di Bresso – spiega Colle – si possono estrarre a regime 342mila kg di biometano. Per dare un’idea, questo significa consentire alle automobili di fare 8 milioni di km, circa 200 volte la circonferenza della Terra».

BIORAFFINERIE

Bioraffineria è il concetto introdotto per parlare dei nuovi depuratori. Tipicamente, il depuratore si limita a depurare l’acqua sporca e a reimmetterla pulita nell’ambiente. Da questo processo derivano degli scarti che fino ad oggi potevano solo essere buttati via, ma che ora, con la logica della bioraffineria, possono essere trasformati e diventare nuovi prodotti: fertilizzanti, terricci, bioplastica, chemicals e quindi nutrienti da impiegare nei processi chimici. Gruppo Cap ha poi iniziato ad adottare, per primo in Italia, e insieme all’Istituto Superiore di Sanità, il Water Safety Plan che diventerà obbligatorio per tutti gli Stati europei nei prossimi anni. Di cosa si tratta? «Consiste nella costruzione di un piano di rischi dell’intero sistema acquedottistico. Oggi- dice Colle – l’acqua potabile è soggetta a una serie di controlli standard in tutta Italia; con il WSP si studiano le caratteristiche del territorio e dell’acqua e si vanno a individuare i rischi specifici, in questo modo si possono mettere in campo controlli mirati e ‘personalizzati’ per ogni tipo di pozzo e territorio. Il risultato è un’acqua ancora più sicura e garantita».

(foto copertina  Ansa/Daniel Dal Zennaro)

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