Disastro ecologico in Antartide: su 40.000 pulcini di pinguino sono sopravvissuti solo due

13/10/2017 di Redazione

Ne sono nati 40.000, ma alla fine i pulcini di pinguino sopravvissuti alla fame sono stati solo due. Un vero e proprio disastro ecologico in Antartide orientale, come già era successo nel 2013, quando non venne ritrovato nessun superstite. A differenza di quello che si potrebbe pensare, non è così facile collegare le cause della morìa al cambiamento climatico, ma certo fa sorgere qualche dubbio la constatazione che una catastrofe che nella zona non capitava da oltre 50 anni, si sia ripetuta per ben due volte negli ultimi quattro.

Per questo da più parti – come riporta il Guardian – è stata sollevata la richiesta di creare una zona marina protetta in Antartide orientale. Proposta che verrà presentata ufficialmente la prossima settimana a Hobart, in Australia, in occasione della riunione della Commissione per la conservazione delle risorse viventi nell’Antartide (CCAMLR), un’organizzazione intergovernativa di venticinque membri, tra cui l’Unione europea.

LA MORÌA DI PULCINI DI PINGUINO IN ANTARTIDE ORIENTALE

A scoprire la morìa di pulcini di pinguino sull’isola di Petrel, lungo la costa di Adelia – un territorio antartico rivendicato dalla Francia – sono stati all’inizio dell’anno gli scienziati francesi, guidati da Yan Ropert-Coudert, del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica . Sull’isola che ospita un allevamento da circa 18.000 coppie di pinguini hanno ritrovato migliaia di uova non ancora schiuse e di pulcini di pinguino morti di fame. Un evento molto simile a quello del 2013, che allora era stato spiegato con un livello record dei giacchi estivi e una piovosità nella stagione senza precedenti.

L’estensione del ghiaccio gli imponeva un viaggio di 100 chilometri più lungo per procurarsi del cibo, mentre le piogge battenti li hanno lasciati completamente inzuppati (i pinguini hanno scarsa impermeabilizzazione), andando a incidere negativamente sulla loro capacità di riscaldarsi.

PERCHÈ SONO MORTI I PULCINI DI PINGUINO IN ANTARTIDE ORIENTALE?

Pare che anche la catastrofe ecologica dei pulcini di pinguino di quest’anno sia imputabile all’anomala estensione dei ghiacci durante l’estate, sebbene in Antartide si sia registrato il record negativo di ghiaccio estivo. L’area intorno alla colonia è un’eccezione, che si spiega – secondo gli scienziati – con la rottura nel ghiacciaio di Merz nel 2010. A staccarsi fu una lingua di ghiaccio grande almeno come il Lussemburgo, che è andata a modificare le correnti oceaniche e il processo di formazione dei ghiacci in tutta la regione, la stessa dell’isola di Petrel, distante 250 chilometri dal ghiacciaio.

«Quando anomali eventi meteorologici, causati da grandi variazioni climatiche – ha spiegato Ropert-Coudert al Guardian – colpiscono per alcuni anni, questo causa enormi perdite». Lo scienziato francese non esclude che nel prossimo futuro ci possano essere anche stagioni con condizioni climatiche favorevoli ai pulcini di pinguino, ma in generale non vede in maniera molto rosea il loro futuro.

L’estensione del ghiaccio marino in Antartide è in aumento e sembra un paradosso in un’epoca in cui si parla di riscaldamento globale. È possibile – ma non chiaro – che questo sia dovuto proprio al cambiamento climatico, che ha fatto aumentare la quantità di acqua dolce nell’oceano che circonda l’Antartide. A un certo punto, però, il cambiamento climatico si prevede che causerà l’effetto opposto, cioè lo scioglimento dei ghiacci marini. Entrambe le prospettive sono nere per i pulcini di pinguino: nel primo caso – come probabilmente è capitato quest’anno – sono costretti a percorrere distanze più lunghe tra il luogo di nidificazione e quello in cui si alimentano. E se i ghiacci si riducessero? «Sarebbe utile, ma se si restringono troppo, avrebbe un impatto negativo sulla catena alimentare su cui si basa la sopravvivenza dei pinguini».

Foto copertina: Archivio ANSA/ENRICA BATTIFOGLIA

 

 

 

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