Salò, uomo cerca di squarciare il quadro di Hitler: «Dov’è quel pezzo di m***a?»

Lo hanno visto aggirarsi per le sale del MuSa di Salò con in mano un oggetto non identificato, in felpa e jeans. I testimoni lo hanno sentito sussurrare «Dov’è quel pezzo di merda? Dov’è quel pezzo di merda?», guardandosi intorno. L’uomo di 40 anni stava cercando il dipinto di Adolf Hitler esposto in occasione della mostra Museo della Follia. Da Goya a Bacon curata da Vittorio Sgarbi. A quanto pare, si è avvicinato ma non è riuscito nell’intento di rovinarlo con l’oggetto metallico che aveva in mano. Dopodiché è fuggito dal museo ed è stato segnalato alla polizia.

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QUADRO HITLER, IL COMMENTO DI SGARBI

Un gesto incomprensibile, che alimenta il dibattito sulle opere d’arte prodotte nel periodo nazi-fascista e sui loro autori. All’interno di una mostra sulla follia, secondo il suo curatore Vittorio Sgarbi, non poteva mancare anche un quadro di Hitler: «La mostra affronta il tema della follia e questo quadro è perfetto. Nulla è folle come la guerra. Tuttavia, questo episodio ci dimostra come il dibattito sulla Legge Fiano abbia riacceso l’interesse su un tema sepolto da tempo».

Condannano il gesto anche dalla direzione del MuSa: l’episodio è stato bollato come frutto della violenza di un singolo che si è scagliato proprio contro i valori proposti dall’esposizione. La mostra Museo della Follia. Da Goya a Bacon sarà visitabile fino al prossimo 19 novembre e l’attenzione – fino a quella data – deve essere massima.

QUADRO HITLER, IL TENTATIVO DI ENTRARE ALL’ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI

Il quadro – non particolarmente brillante dal punto di vista qualitativo – rappresenta comunque una fase di svolta nell’esistenza di Adolf Hitler: prima di dedicarsi alla carriera politica, infatti, aveva cercato di accedere all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, venendo sistematicamente respinto. La tela rappresenta un uomo seduto e uno in piedi, appoggiato a uno stipite delle tante porte che vengono riproposte all’infinito e in prospettiva. Un quadro davvero inquietante.

A trovare le parole giuste per qualificare l’episodio, comunque, è stato Giordano Bruno Guerri, il presidente del MuSa: «La mostra sulla follia non sarebbe stata perfetta se non avesse ospitato anche un episodio di pazzia». Come dargli torto.

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