Il regista picchiato e insultato perché gay

04/10/2017 di Redazione

Sebastiano Riso, 34 anni, regista, ha raccontato di essere stato picchiato e insultato perché gay. L’aggressione è avvenuta lunedì pomeriggio nell’androne del palazzo dove abita a Roma, in zona Piramide. Riso è stato colpito da due uomini che lo hanno insultato per il suo orientamento sessuale e per il suo ultimo film, Una famiglia, che affronta il tema dell’utero in affitto e della vendita clandestina di bambini a coppie etero o gay. Al regista i medici hanno riscontrato una contusione della parete toracica addominale e un trauma allo zigomo con edema alla cornea.

 

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SEBASTIANO RISO, REGISTA PICCHIATO E INSULTATO PERCHÉ GAY

In un’intervista rilasciata a Repubblica Riso ha detto di essere stato avvicinato e colpito mentre si trovava in compagnia dell’amico Sebastian Gimelli Morosini, uno degli interpreti del suo film. I due stavano scendendo dalle scale per andare a prendere un caffè quando una persona si è avvicinata colpendo il regista con un pugno in faccia, e poi allo stomaco e al costato. Gli aggressori erano due e urlavano anche insulti omofobi: «Basta, avete rotto il c… voi froci», «I froci non devono avere figli». «L’aggressione – ha detto Riso – è avvenuta nelle scale del palazzo e mi sento confuso e turbato all’idea che questa gente sappia dove abito. Non avevo mai ricevuto nessun attacco di questo tipo in vita mia, è stato talmente violento che sono ancora tramortito, ho passato la notte in bianco». È stata anche presentata una denuncia. «La violenza – ha affermato – ancora il regista a Repubblica – è sempre inaccettabile, non si può reagire con omertà e debolezza, non si può ammutolire di fronte a questi comportamenti, è fondamentale non abbassare la testa davanti a chi ti vuole togliere la libertà di essere quello che sei, nessuno ti può colpire per impedirti di esprimere quello che pensi». Il film di Riso, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta della possibilità delle coppie omosessuali di formare una propria famiglia e alla carenza legislativa che consente un traffico clandestino di neonati. «Non è policamente corretto – ha detto ancora il regista a Repubblica – non è ammiccante, ma non mi sarei mai potuto immaginare di tornare a casa con il volto tumefatto».

(Foto: ANSA / CLAUDIO ONORATI)

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