Polemiche contro l’intervista di Costanzo a Pietro Maso, che ha ucciso i genitori per l’eredità

03/10/2017 di Alice Bellincioni

Giovedì in seconda serata riparte L’intervista di Maurizio Costanzo. Ospite della prima puntata e protagonista del promo della trasmissione è Pietro Maso, l’uomo che nel 1991 uccise brutalmente i suoi genitori insieme all’aiuto di due amici, per ricevere l’eredità. Ha scontato la sua pena in carcere (è uscito dopo 22 anni nel 2013, un anticipo per buona condotta), ribadendo più volte di essersi pentito del suo gesto. Lo ha fatto anche in un libro: “Il male ero io”.

Quella da Costanzo però sarà la prima volta di Pietro Maso sul piccolo schermo: dal promo della puntata si vede il 46enne piangere, mentre sullo sfondo scorrono le immagini dei genitori. «Sono qui senza corazze e senza maschere», confessa nello studio con le luci soffuse, mentre la telecamera stringe l’inquadratura sui suoi occhi. «Pietro ti sei pentito di quello che hai fatto?», gli chiede Costanzo. Una domanda sospesa, per avere la risposta bisognerà aspettare la puntata integrale di giovedì. Una scelta sapiente – almeno da un punto di vista di ascolti tv – quella di invitare il responsabile di uno dei più conosciuti e brutali casi di cronaca nera, deontologicamente forse un po’ più controversa.

CRITICHE A COSTANZO PER L’INTERVISTA A PIETRO MASO

Almeno così la pensano tanti utenti di Facebook, che hanno commentato il post di Costanzo, in cui condivideva il promo della puntata con ospite Pietro Maso: «Sciacalli», «Costanzo e Mediaset vergognatevi: dare visibilità, compensi e la possibilità di dire la sua ad un assassino per garantirsi il picco dell’audience», «Misera pagina di giornalismo». C’è poi chi pensa alle sorelle, che – oltre a essere rimaste orfane in un modo così terribile – hanno poi denunciato il fratello uscito dal carcere per estorsione. Il loro legale, l’avvocato Agostino Rigoli, si aggiunge al coro, definendo L’intervista «una miseria, non sanno più cosa fare per strappare mezzo punto di share», come riporta il Corriere della Sera.

I COMMENTI SU FACEBOOK AL PROMO DELL’INTERVISTA A PIETRO MASO

C’è poi chi pone un tema diverso, quello della funzione educativa della televisione: «Se per caso qualche adolescente seguirà l’intervista gli arriverà questo messaggio: se uccidi i tuoi genitori non resterai in galera a vita, ma avrai la facoltà di studiare, scrivere un libro e pubblicarlo, ottenere la libertà di lavorare all’esterno del carcere, essere intervistato in TV come un VIP». Vogliamo ricordare che le pene nell’ordinamento italiano hanno sempre una funzione riabilitativa, quindi ben vengano studio e lavoro per i detenuti e soprattutto possibilità occupazionali una volta fuori dal carcere, anche se hanno brutalmente ucciso i genitori, come Pietro Maso. La questione di trattare invece i protagonisti di casi di cronaca nera come VIP e invitarli in tv è ben diversa e forse bisognerebbe evitare di farlo anche a tutela loro: se vogliono voltare pagina, non gli è utile incentrare la propria vita sul loro controverso passato. È un principio, questo, presente anche nella deontologia giornalistica. Poi, certo, ci sono anche il diritto di cronaca, gli ascolti tv e il dibattito sull’opportunità o meno di dare la parola ai “cattivi”: c’è chi lo fa con una classe smodata (la Leosini nelle sue Storie maledette) e chi quando ci prova rischia di passare per sciacallo. Sta succedendo a Maurizio Costanzo, è successo a Bruno Vespa per l’intervista al figlio di Totò Riina nell’aprile 2016.

 

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