Chi è il giudice in carcere per pedopornografia, cosa ha fatto e cosa rischia

03/10/2017 di Redazione

Lo hanno arrestato nel pomeriggio di ieri con un’accusa gravissima, quella di pedopornografia. Gaetano Maria Amato, 57 anni, da quest’anno era in servizio presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria. L’ordinanza è stata emessa dall’altro lato dello stretto, a Messina, dal gip su richiesta del procuratore Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci. 

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GAETANO MARIA AMATO, QUALE REATO GLI VIENE CONTESTATO

Occorre far luce sugli scarsi particolari di una vicenda su cui, per la sua delicatezza, è trapelato davvero poco. Il reato che gli viene contestato è previsto dall’articolo 600 ter del codice penale. Si tratta di un articolo che prevede diverse tipologie di sfruttamento del materiale pedopornografico: si passa dalla produzione di materiale pedopornografico, al reclutamento di minori per la produzione di questo materiale o per la realizzazione di spettacoli, alla divulgazione o alla pubblicizzazione di questo stesso materiale.

GAETANO MARIA AMATO, COSA RISCHIA

Non sono note, nel dettaglio, le accuse rivolte al giudice che, tuttavia, devono rientrare per forza di cose nella fattispecie dell’articolo del codice penale che è stato violato. La pena massima prevista per questo tipo di reato è la reclusione da 6 a 12 anni, ma ci sono anche altre pene più lievi che prevedono periodi di reclusione più brevi e multe.

Il giudice Gaetano Maria Amato rischia appunto di rientrare in uno dei casi previsti dall’art. 600 ter e, inoltre, rischia, da parte della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, la sospensione dalla funzione e dallo stipendio, con la collocazione fuori dal ruolo organico della magistratura. Una sanzione disciplinare che, a quanto pare, non sarebbe l’unica all’interno della sua carriera.

GAETANO MARIA AMATO, LA SUA STORIA

Già nel 2009, infatti, Amato subì un procedimento disciplinare da parte del Consiglio superiore della magistratura, per un presunto ritardo nella deposizione di alcuni atti. Si trattò, tuttavia, di un episodio minore e decisamente più lieve che gli causò una semplice ammonizione. Ora, invece, il giudice è nell’occhio del ciclone per la gravità del reato che gli viene contestato. La vicenda è in attesa di sviluppi e, per il momento, sia dal lato delle investigazioni, sia dagli ambienti della Corte d’Appello di Reggio Calabria, si preferisce usare la prudenza e il silenzio. Anche per tutelare eventuali vittime della pedopornografia.

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