La Monsanto sapeva che lo Iarc avrebbe bollato il glifosato come cancerogeno

25/09/2017 di Redazione

Tre anni fa i dirigenti della Monsanto sapevano di avere un grosso problema tra le loro mani. Emerge solo in queste ore la notizia di un piano interno per affrontare il parere dello Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa parte dell’Organizzazione mondiale di sanità) che, secondo alcuni funzionari interni alla multinazionale, avrebbe sicuramente bollato il glifosato come cancerogeno.

In questi giorni si discute sul parere tecnico di Bruxelles in merito all’erbicida più diffuso al mondo. Parere che slitta al prossimo 5 ottobre. Nel mentre però spuntano rapporti istituzionali copiati dai dossier delle multinazionali, scontri tra i vari istituti di ricerca.
Non proprio un quadro alla Mulino Bianco.

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Si parte dal settembre 2014 quando la Monsanto fu selezionata per un controllo da parte dell’Agenzia internazionale della ricerca Cancro (IARC). Un esame che ha messo in allerta l’intero sistema. A riportare la notizia è L’Huffington Post.

I dossier interni mostrano il livello di paura che Monsanto aveva sulla revisione, ma in particolare come i funzionari dell’azienda abbiano previsto pienamente che gli scienziati di IARC avrebbero trovato almeno alcune connessioni con cancro e glifosato. Nelle mail si parla della “vulnerabilità” e degli sforzi fatti per difendere la sostanza da ricerche negative. “Abbiamo anche delle vulnerabilità potenziali in aree che IARC prenderà in considerazione, vale a dire esposizione, genetica e modalità d’azione …”, riportava uno scienziato della Monsanto nell’ottobre 2014. Nella stessa mail si parla di organizzazione contro quella che di lì a pochi mesi sarebbe diventato un terremoto.

E un terremoto in effetti fu.

Secondo quanto riporta HuffPost Monsanto preparò squadre di PR, esperti di lobbing, scienziati per dare contro al parere IARC.

“È possibile che la decisione dell’IARC influenzerà le future decisioni legislative”, dichiaravano all’interno della Monsanto
(…)”Quello che mi pare evidente a Monsanto è che c’era prova di cancerogenicità”, ha riferito Peter Infante, un epidemiologo che ha lavorato oltre 24 anni per il governo degli Stati Uniti e che studia i rischi di cancro ai lavoratori dall’esposizione a sostanze tossiche.

Il percorso dei documenti, che include le e-mail interne, i memo e le altre comunicazioni ottenute da Monsanto durante contenziosi pendenti negli Stati Uniti, rende chiaro che il dibattito e la sfida della classificazione di IARC.
I documenti interni ottenuti tramite controversie, combinati con i documenti ottenuti tramite la Legge sulla libertà d’informazione (FOIA) e le richieste di registrazioni statali, mostrano anche che le azioni impiegate per screditare l’IARC. Secondo quanto riporta la testate il piano d’attacco fu presentato in un memo nel febbraio 2015, coinvolgendo non solo persone interne di Monsanto, scienziati e esperti di marketing, ma anche una serie di giocatori esterni. Diversi individui sono stati assegnati compiti tra cui un certo influenzamento social, attraverso azioni di retweet e report pubblicabili.

Nel marzo 2015 lo Iarc stabilì che il glifosato è cancerogeno per gli animali, mentre per gli esseri umani è da considerarsi probabile cancerogeno e distruttore endocrino (una sostanza che modifica gli equilibri ormonali). Monsanto reagì duramente parlando di scienza spazzatura.

A novembre 2015 l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) definì il legame tra glifosato e cancro “improbabile”. Anche l’Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, fu della stessa linea ma ricordò la tossicità della sostanza su flora e fauna. Non solo. Secondo quanto è stato recentemente pubblicato e non smentito su la Stampa, confrontando la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione che Monsanto aveva presentato nel maggio 2012 e la relazione dell’Efsa si nota centinaia di pagine copiate e incollate nella relazione dell’agenzia europea.

Finora solo la Francia e la Svezia si sono pronunciate ufficialmente per il no alla proroga di 10 anni sull’insetticida. Per bloccare il glifosato dovrebbero esser contrari anche altri paesi del Nord europa e sopratutto quell’est.

 

(In copertina Ravenna 2001. Un momento della manifestazione organizzata dai centri sociali contro la costruzione di una fabbrica di glifosato da parte della ” Monsanto ” . ZANI-BENVENUTI / ANSA / PAL)

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