Dopo Kim Jong-un, Razzi vuole incontrare Maduro: «Tutti ne dicono, ma chi lo conosce?»

24/09/2017 di Redazione

«Se non ci si va a parlare non sappiamo mai quando si fa giorno. Tutti ne dicono, ma chi lo conosce?»: Antonio Razzi conferma così al Giornale di stare lavorando per incontrare il presidente del Venezuela Maduro. Il senatore – oltre che per i cambi di casacca e le imitazioni di Crozza – è diventato celebre anche per la sua “amicizia” con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. «Lo hanno definito l’uomo che sussurra ai dittatori», ironizza il quotidiano.

RAZZI VUOLE INCONTRARE MADURO: «SONO COME SAN TOMMASO, SE NON CREDO NON VEDO»

Scherzi a parte, Razzi ha anche un interesse personale per andare in Venezuela: il fratello vive lì da 40 anni e non si vedono dal ’90. Il senatore spiega che non è l’unico italiano a essersi trasferito nel Paese guidato da Maduro: «Ci sono 130mila italiani che hanno fatto grande il Venezuela. Molte pensioni che noi mandiamo fanno il cambio che dice il governo. Se mando i soldi a mio fratello vengono cambiati in Bolivar e viene svalutato tutto. Da ex emigrato in Svizzera so come funziona…». E allora il senatore di Forza Italia si è offerto di tentare di risolvere i problemi degli italiani nel Paese latino-americano: ha inviato una lettera all’ambasciatore venezuelano in Italia e sta attendendo la risposta. «Non è che vado lì io a farmi far fuori dal primo delinquente comune che gira per Caracas. Se ci devo rimettere la pelle allora sto qua», rassicura. Sulla feroce repressione degli oppositori contestata al presidente del Venezuela, Razzi è prudente: «Io sono come San Tommaso, non credo se non vedo».

RAZZI, LA LETTERA A TRUMP PER INCONTRARE KIM JONG-UN: «GLI CHIEDEREI: COSA VUOI PER FARE IL BRAVO GUAGLIONE?»

Impavido e intraprendente nel tessere relazioni diplomatiche, Razzi confessa a il Giornale di aver inviato una lettera – «in inglese», specifica – a Trump per chiedergli una delega, per andare a parlare con Kim Jong-un, il dittatore nordcoreano. È in attesa di un’investitura analoga anche dal governo italiano, anche se si dice poco fiducioso che Gentiloni gli assegni un incarico del genere. Ma cosa direbbe Razzi a Kim Jong-un adesso? «Gli chiederei: cosa vuoi per fare il bravo guaglione? Inaccettabile è il muro contro muro. Io condanno gli esperimenti, non bisogna sviluppare il nucleare. Ma se si parla solo per sentito dire non si va lontano, bisogna parlare, parlare, parlare». E Razzi si offre di farlo. La tecnica l’ha imparata quando lavorava da capo operaio in un’azienda di filati svizzera, dove lavoravano uomini di trantacinque nazionalità. «Il direttore dei lavori mi chiedeva: ma come fa a mettere tutti d’accordo? Io sono bravo a colloquiare, riporto una torre di babele sotto una campana sola».

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