Minniti ad Atreju strizza l’occhio agli elettori di FdI: «Avevo la scrivania del Duce»

24/09/2017 di Redazione

Il ministro dell’Interno Minniti ad Atreju, la Festa di Fratelli d’Italia, è riuscito a incassare più di un applauso dagli elettori di destra. Il primo è quasi un rigore: i flussi migratori, che il capo del Viminale rivendica di aver fatto diminuire con il suo piano. «Avevo due strade – spiega Minniti ad Atreju – potevo dire che l’Europa non faceva la sua parte. Potevo continuare a dirlo e forse mi avreste anche applaudito. Ma per me non era sufficiente. Io dovevo dimostrare che l’Europa non faceva la sua parte ma l’Italia faceva qualcosa».

MINNITI AD ATREJU: «DA SOTTOSEGRETARIO AVEVO LA SCRIVANIA DI MUSSOLINI»

Gli applausi successivi conquistati dall’ex comunista Minniti ad Atreju erano meno attesi: il ministro parla di quando era sottosegretario alla presidenza del Consiglio e gli venne assegnata la stanza in cui c’era la scrivania di Benito Mussolini. Basta nominare il Duce, per far scaldare la folla degli elettori di Fratelli d’Italia. Evidentemente il titolare del Viminale ci prende gusto, perché dopo poco racconta anche di quando ha occupato la stanza che fu di Italo Balbo. Meno male che andando ad Atreju Minniti si era fatto il cruccio di poter essere scambiato per Crozza. «Venendo qui stavo pensando: ‘Se mi applaudono molto dico: guardate che sono Minniti non Crozza’», racconta subito alla platea, per rompere il ghiaccio e ingraziarsela subito.

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Alla fine dell’incontro – moderato da Mario Giordano – l’incantesimo tra Minniti e la platea di Atreju si spezza. Colpevole la legge Fiano sull’apologia di fascismo. Insomma è il passato a dividere il ministro degli Interni e gli elettori di estrema destra. «Non possiamo lasciare che il morto affermi il vivo. Serve discontinuità. Quella storia è stata drammatica ed è finita per sempre», dice Minniti del fascismo. E la platea non gradisce, ma chissà che quest’ultima uscita non fosse una strizzata d’occhio agli elettori del “suo” partito.

Foto copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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