Il carabiniere Pietro Costa conferma un rapporto pienamente consenziente

20/09/2017 di Redazione

Pietro Costa, uno dei due carabinieri accusati di aver commesso lo stupro di Firenze nei confronti di due studentesse americane, ha raccontato di fronte ai magistrati la propria versione sui fatti oggetto di indagine.

LA VERSIONE DI PIETRO COSTA, IL SECONDO CARABINIERE, SUL PRESUNTO STUPRO DI FIRENZE

Il carabiniere ha rimarcato come le giovani americane, citate come Tatania e Celeste nel TG La7, il primo organo di informazione che ha riportato le parole di Costa, abbiano chiesto il numero di telefono per combinare un appuntamento dopo essersi conosciuti alla discoteca Flo. L’incontro avrebbe dovuto svolgersi la sera successiva, ma Pietro Costa e Marco Camuffo hanno incrociato di nuovo le studentesse americane sul piazzale di fronte al locale, dopo la fine del loro sopralluogo alla discoteca a causa di una rissa scoppiata in precedenza. Secondo il carabiniere il capopattuglia avrebbe offerto un passaggio a Tatiana e Celeste, che in quel momento stavano cercando un taxi per ritornare a casa. Dopo esser arrivati alla loro abitazione, Costa ha rimarcato come Celeste, la ragazza americana che l’accusa di averlo violentato, l’abbia strattonato per avvicinarlo a se. Il rapporto sessuale è stato preceduto da un bacio, ed è stato interrotto dal carabiniere quando ha ritrovato lucidità secondo il suo racconto.

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PIETRO COSTA NEGA LO STUPRO DI FIRENZE COME MARCO CAMUFFO

Celeste era sobria secondo le parole di Pietro Costa, anche se gli esami in ospedale hanno confermato lo stato di alterazione provocato dall’alcol.  Marco Camuffo e Pietro Costa son stati sospesi dal servizio e in questo momento sono sottoposti a due indagini. La procura di Firenze sta indagando sulla violenza sessuale, mentre la procura militare per peculato e violazione di servizio, non essendo competente su reati di altra natura.  I due carabinieri hanno entrambi ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con le due giovani americani, di 19 e 22 anni, anche se contestano la violenza perpetrata nei loro confronti.

Foto copertina: ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI

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