La Cina investe nella carne sintetica: 300 milioni di dollari a tre aziende israeliane

18/09/2017 di Alice Bellincioni

La Cina ha firmato un contratto da 300 milioni di dollari con tre aziende israeliane che producono carne sintetica, SuperMeat, Future Meat Technologies, and Meat the Future. Un passo del Paese più popoloso al mondo che può dare una grande accelerazione allo sviluppo e alla diffusione della carne cresciuta in laboratorio. Lo fa sapere il The Indipendent, che sottolinea come infatti la notizia sia stata accolta con entusiasmo da molti gruppi animalisti e ambientalisti.

La carne sintetica, detta anche carne artificiale o carne in vitro, è prodotta in laboratorio a partire da cellule animali. Non è quindi del tutto “vegan” ed è per questo che alcuni gruppi animalisti non la vedono di buon occhio. È pur sempre vero, però, che se andasse a sostituire la carne tradizionale, si risparmierebbe la macellazione a miliardi di animali e si otterrebbe un grandissimo vantaggio anche sul fronte del contrasto al cambiamento climatico. Come sottolinea il quotidiano britannico, il 14,5% delle emissioni di gas serra a livello globale derivano infatti dall’allevamento e dal consumo di bestiame. Una percentuale superiore a quella prodotta dal settore dei trasporti.

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Per questo sulla carne sintetica stanno puntando molti ambientalisti nel mondo. Non mancano le critiche a questa tecnologia (c’è chi solleva dubbi per la salubrità per l’uomo, ad esempio), ma in generale i benefici che apporterebbe sembrano oggi superiori. Negli Stati Uniti, Bill Gates e Richard Branson, il patron di Virgin Group, stanno investendo nella Memphis Meats, una start up della Silicon Valley nel settore della carne sintetica.

LA CINA APRE ALLA CARNE SINTETICA: PRIMO ACCORDO DA 300 MILIONI DI DOLLARI CON TRE AZIENDE ISRAELIANE

Ora, però, l’investimento asiatico apre nuovi scenari: con 1,4 miliardi di abitanti, la Cina importa ogni anno circa 10 miliardi di dollari in carne per nutrire la sua popolazione. Sebbene il Paese asiatico non sia certo un leader nel contrasto al cambiamento climatico, le sue mosse per ridurre il consumo di alimenti di origine animale fanno ben sperare gli ambientalisti e gli animalisti. Il governo comunista ha già preparato un piano per limitare del 50% il consumo di carne dei suoi abitanti e questo investimento nelle tre aziende israeliane che producono l’equivalente sintetico rafforza l’idea che la Cina voglia iniziare a ridurre l’emissione di gas serra partendo dall’alimentazione.

«Attraverso questo cambiamento nello stile di vita, si prevede che l’industria dell’allevamento subirà una trasformazione e che le emissioni di CO2 verranno notevolmente ridotte», ha spiegato Li Junfend, il direttore generale del Centro nazionale cinese per la strategia sul cambiamento climatico e la cooperazione internazionale.

Foto copertina: ANSA/Zumapress

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